La guerra in Ucraina costa cara all’Europa, ma forse costerà cara anche all’America, quando farà i conti finali di questa tragedia.
Susy Piermarini
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Gentile lettrice, ho scritto più volte – e ormai è un dato assodato – che la guerra provocata dalla Nato, quel “cane che abbaia alle porte della Russia” (copyright Papa Francesco), aveva due obiettivi strategici: indebolire la Russia e annientare l’eventualità che un giorno la ricchezza dell’Europa si alleasse con l’enorme disponibilità di materie prime della Russia, talché ne uscisse un gigante economico, politico e infine militare capace di oscurare l’egemonia americana. Tutto questo era chiaro fin dall’inizio a chi volesse vedere. Due anni fa, il 6 aprile 2022, rispondendo a una lettera, scrivevo: “Pagherà solo l’Europa alla fine. L’economia americana, nonostante l’inflazione, sembra viaggiare di nuovo a tutta forza: aumentano le assunzioni e crescono gli stipendi”. Due anni più tardi vediamo che Wall Street gode di ottima salute e trascina le Borse mondiali, però da questa parte dell’Oceano l’economia reale va male: la Germania è in recessione, mentre la crescita del Pil europeo 2023 è allo 0,8% e quella italiana allo 0,6, e se tutto va bene sarà allo 0,6 anche nel 2024. Il Pil della Russia nel 2023 è invece cresciuto del 3,6%, cioè sei volte quello italiano, nonostante il carico stratosferico delle sanzioni. Dunque la nave europea, silurata dall’America, imbarca acqua ed è gravemente inclinata. La Russia – e s’era previsto anche questo – sta vincendo la guerra contro la Nato e dimostra di essere stata rafforzata, non indebolita, dalle sanzioni.
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