Mosca e Kiev non dichiarano il numero delle proprie perdite per non avvantaggiare il nemico. Ma esisteranno stime attendibili, o no?
Alvaro Pinto
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Gentile lettore, precisiamo che le perdite, nel gergo bellico, comprendono i morti e i feriti non in grado di tornare a combattere. Il rapporto tra morti e feriti invalidati è in media di 1 a 3. Ciò detto, i punti fermi sono pochi. A fine 2022 il governo ucraino avrebbe comunicato al Pentagono che le sue perdite ammontavano a 257.000. La notizia fu divulgata dal Colonnello in congedo Douglas Macgregor. Oggi esistono solo stime: quelle minime parlano di 350.000 perdite ucraine dall’inizio della guerra più altre 90.000 dall’inizio della controffensiva (4 giugno) per un totale di 440.000. Altre valutazioni, basate sul numero delle sepolture, parlano di 450.000 mila morti: aggiungendo i feriti, si arriva molto oltre il milione. Non sorprende che il parlamento di Kiev stia vagliando una legge per arruolare gli uomini fino a 65 anni d’età e a 70 per i ruoli non combattenti. Le perdite russe sarebbero un quinto o un sesto di quelle ucraine. C’è infine un mistero. Prima della guerra la popolazione ucraina residente era di quasi 44 milioni, ma ad agosto l’Onu la valutava 36 milioni. Il Servizio ucraino per le migrazioni invece ora afferma che nel Paese sono rimasti solo 23 milioni. Sottraendo 6 milioni di abitanti del Donbass passati alla Russia e 4 milioni di rifugiati all’estero, i conti non tornano. Ne mancano più di 10 milioni. Dove sono finiti? In ogni caso il piano Usa/Nato/Ue di combattere fino all’ultimo ucraino appare sempre più vicino al traguardo.
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