Per Donald Trump sarà il giorno della liberazione. Ma, di fatto, è il giorno in cui inizia la guerra commerciale. Il presidente Usa annuncerà domani alle 16 ore Usa, le 22 in Italia, i nuovi dazi. Lo farà dalla Casa Bianca, con le tariffe doganali che saranno “efficaci immediatamente”, come ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.
Trump incontrerà oggi i suoi consiglieri per definire il piano di dazi che verrà poi annunciato domani in una cerimonia al Rose Garden. Leavitt si dice convinta che il piano funzionerà, anche grazie al “brillante team di consiglieri” di Trump che sta studiando queste decisioni: “Siamo concentrati sul ripristino dell’età dell’oro dell’America e sul rendere l’America una superpotenza manifatturiera”.
Trump prepara i nuovi dazi: l’annuncio domani, poi subito effettivi
I dazi reciproci e sull’auto saranno quindi immediatamente efficaci, sin dal 3 aprile. Trump spiegherà solamente domani, nel dettaglio, di cosa si tratta. Intanto Leavitt assicura che la decisione “di domani è per proteggere le generazioni future”, nonostante le preoccupazioni dei consumatori Usa. La convinzione della Casa Bianca è che i tagli fiscali promessi da Trump possano bastare a ridurre l’inflazione e contrastare l’effetto dei dazi.
L’Ue pronta a rispondere
Bruxelles sta intanto preparando la sua risposta, pensando a come colpire gli Stati Uniti. Se, da una parte, si parla di yacht di lusso e bourbon, dall’altra si ipotizza di colpire la Silicon Valley. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto di voler rispondere da una “posizione di forza”, lasciando intendere che l’Ue sta preparando una risposta dura. Che potrebbe comprendere anche la tecnologia.
Non solo, quindi, la lista dei controdazi che punta a evitare conseguenze anche per le stesse economie europee, ma anche un attacco all’impero digitale degli Stati Uniti. Chi rischia è sicuramente Elon Musk, che già sta affrontando il calo di Tesla degli ultimi mesi. Ma si pensa anche a colossi come Meta, Apple e Amazon. E non solo, perché l’Ue sembra avere altre carte da giocare, come la chiusura del mercato alle multinazionali Usa e il congelamento di brevetti e investimenti.