Che questo governo si accanisca in modo particolare contro il Sud e i poveri non è difficile da dimostrare. Contro i poveri a testimoniare l’accanimento non c’è soltanto il progressivo smantellamento del welfare, a partire dall’abolizione del Reddito di cittadinanza. Così come contro il Sud non c’è solo il disegno di legge di Autonomia differenziata. A testimoniare l’interesse nullo verso il Sud e gli ultimi c’è anche la decisione di stralciare dal Pnrr 9 investimenti a cui erano destinati complessivamente 17 miliardi di risorse del Piano di cui 12,3 miliardi già assegnati a 42.786 progetti.
Penalizzate le grandi città, a partire da Roma e Napoli. Le periferie condannate a non essere riqualificate con i fondi del Pnrr
L’ultimo report dell’Osservatorio sul Pnrr di Openpolis lo documenta ampiamente. Si tratta di misure che riguardano soprattutto la transizione ecologica, in particolare energetica, e l’inclusione sociale. L’esecutivo ha garantito che finanzierà gli interventi selezionati nell’ambito di queste misure con altre fonti, come i fondi di coesione e quello complementare. Non ha però, sottolinea Openpolis, ancora chiarito la fattibilità di questa copertura, “lasciando spazio a un quadro rischioso soprattutto per i comuni, gli enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili”. Peraltro diversi progetti avevano già preso il via, con l’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori.
Ciò che emerge subito dalla tabella sulle misure stralciate dal Governo è l’elevato numero di progetti già ammessi a finanziamento, relativi a 6 dei 9 investimenti oggetto di revisione. In particolare, una sola misura comprende la quasi totalità degli interventi (91%). Si tratta di quella per la resilienza, la valorizzazione e l’efficienza energetica dei comuni. Prevede lavori di messa in sicurezza del territorio, di miglioramento dell’illuminazione pubblica e di efficientamento energetico degli edifici. Al 13 giugno tale investimento risultava aver assegnato risorse a ben 38.776 progetti.
Il governo vuole rispettare gli impegni previsti dal Pnrr usando altri fondi. Che però non si vedono
Seguono 2.297 interventi per la rigenerazione urbana, cioè per il miglioramento del contesto sociale e ambientale delle aree urbane. Sono invece previsti 803 progetti per migliorare i servizi di istruzione, salute e mobilità nelle aree interne; 614 per la riqualificazione delle periferie e 254 per valorizzare beni confiscati alle mafie. Infine, 42 interventi per la creazione di aree verdi nelle città metropolitane. Per 2 misure – utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate e tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano – viene proposto un definanziamento solo parziale. Per le altre 7 invece, l’idea è di rimuovere la totalità del finanziamento Pnrr.
Per quanto riguarda l’impatto concreto che l’approvazione di tali modifiche avrebbe in termini di progetti stralciati e risorse perse sui territori, la prima osservazione è che le potenziali perdite colpirebbero in modo più incisivo le grandi città: Roma (229,5 milioni di euro), Milano (168,7), Genova (146,6) e Napoli (142,1). La seconda è che il Sud del Paese subirebbe i maggiori tagli. Sono complessivamente 5,6 miliardi di euro le risorse Pnrr assegnate a progetti nel Sud che il governo vuole definanziare.
Nel Nord sono 4,1 miliardi e nel Centro 2,3. Osservando i singoli progetti, i più costosi sono inclusi nell’investimento per i piani urbani integrati. Tra questi, per fare qualche esempio, Openpolis cita la realizzazione di un “ecoquartiere” nel comune di Napoli. E di 63 poli di sport accessibili a persone con disabilità, in altrettanti comuni della città metropolitana di Roma. Altri interventi invece prevedono l’efficientamento energetico di edifici agricoli nelle colline fuori Firenze o ancora la riqualificazione di aree verdi a Bari.