Dal momento in cui, a causa del coronavirus, sono state chiuse le scuole, non si contano più le polemiche sulla didattica a distanza e suoi prossimi esami di maturità. Per le minacce ricevute, anche tramite social, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina è finita persino sotto scorta. Ma la vera emergenza in Italia sul fronte del diritto allo studio sembra un’altra e ieri l’ha messa bene a fuoco la fondazione Openpolis: siamo tra i Paesi europei con il maggior numero di studenti che abbandonano le aule prima di ottenere un diploma e il fenomeno è pure in aumento.
LE PROTESTE. “È ora di fare un gesto, sia pure simbolico, per smetterla di fingere che questo anno scolastico sia stato svolto e abbia un valore. È ora di dare un avvertimento per settembre: non siamo più disposti a continuare con la didattica a distanza”, ha sostenuto ieri il Comitato Priorità alla scuola, che ha invitato per oggi a un’astensione massiccia dalla didattica a distanza, definendo il 3 Giugno il “No Dad day”. “Con questa astensione ribadiamo quello che diciamo da aprile: a settembre le scuole vanno riaperte, tutte – di ogni ordine e grado – per tutti, senza riduzione di orario, senza turni, senza didattica mista, senza esternalizzazioni di metà del tempo-scuola. Non c’è più tempo: il governo deve reperire e mettere a disposizione tutte le risorse necessarie: occorre investire in spazi adeguati e in misure di prevenzione, aumentare massicciamente il personale docente e ata”, hanno aggiunto. Hanno infine bollato come inammissibile che lo Stato destini decine di miliardi alle imprese private e riservi alla scuola pubblica solamente un miliardo e mezzo in due anni. Ma la piaga è altrove.
IL RAPPORTO. Openpolis ha denunciato che l’Italia è uno dei paesi europei dove il fenomeno dell’abbandono scolastico è più frequente. I giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media nel nostro paese sono il 13,5% del totale, un dato superato solo da Spagna e Malta. Una media nazionale che nasconde poi, al pari di altri problemi, un divario molto ampio nella diffusione del fenomeno. Se tra gli alunni di cittadinanza italiana è l’11,3% ad abbandonare gli studi precocemente, tra quelli di cittadinanza straniera la quota sale infatti al 36,5%. Le barriere linguistiche e culturali e le condizioni economiche della famiglia di origine, in media più svantaggiate, secondo la fondazione, ostacolano l’integrazione dei minori stranieri nelle scuole, esponendoli in modo particolare al rischio di povertà educativa.
Con la conseguenza di un’uscita precoce dagli studi e maggiori difficoltà nei già difficili percorsi di integrazione. Per Open Polis, abbandonare la scuola prima del tempo ha naturalmente conseguenze negative sul futuro dei giovani. Comporta frequentemente maggiori difficoltà a trovare un impiego e il rischio di ricadere in condizioni di disagio economico e sociale. Le stesse che molto spesso sono all’origine dell’abbandono. Nel 2019, a livello comunitario, il target sulla riduzione dell’abbandono scolastico al di sotto del 10% è stato quasi raggiunto. Tuttavia, tra i paesi dell’Unione europea per cui sono disponibili i dati 2019, esaminati dalla fondazione, diversi presentano tassi di abbandono superiori al 10%. E Italia, Spagna, Malta si trovano così in compagnia del Regno Unito, Portogallo e Germania. Con i valori medi che si alzano ulteriormente se si considerano solo i cittadini stranieri. Un problema di proporzioni notevolissime. Quello vero a cui trovare rimedio.