L’Unione europea è impantanata in una palude di inazione e attesa. Il 2024 si sta rivelando un anno di stagnazione politica, con Bruxelles che sembra aver dimenticato il significato della parola “urgenza”. Mentre il mondo corre e le crisi si moltiplicano, l’Ue si concede il lusso di fermarsi, paralizzata dalle sue stesse procedure e dal timore reverenziale verso le prossime elezioni tedesche.
La macchina burocratica in stallo: un’Ue in attesa
Le elezioni europee hanno consumato la prima metà dell’anno, con la macchina burocratica di Bruxelles che si è praticamente fermata. Ursula von der Leyen, rieletta presidente della Commissione europea, ha impiegato mesi per ottenere l’approvazione del Parlamento. Ora, con un ritardo imbarazzante, si attende che la sua squadra di 26 commissari prenda finalmente posto il 1° dicembre, giusto in tempo per le vacanze natalizie.
Un diplomatico europeo, celato dall’anonimato, a Politico non ha potuto fare a meno di lamentarsi: “Il minimo che avremmo potuto fare era avere una nuova Commissione europea in carica prima delle elezioni americane”. Intanto le sorti dell’Ucraina e il futuro degli aiuti statunitensi pendono dal filo delle elezioni presidenziali USA di novembre.
Mentre l’Ue si perde in bizantinismi il Cremlino annuncia un aumento del 25% della spesa per la difesa nel 2025, portandola a livelli mai visti dal crollo dell’Unione Sovietica. Kiev, nel frattempo, lotta per trovare uomini e munizioni, con una rete elettrica devastata che richiede una ricostruzione urgente prima dell’inverno.
L’ombra di Berlino: come la Germania tiene in scacco l’Ue
Ma il vero colpo di grazia all’efficienza europea potrebbe arrivare dalla Germania. La locomotiva economica del continente si trova politicamente paralizzata in vista delle elezioni del settembre 2025. Decisioni cruciali sul bilancio dell’Ue e su eventuali emissioni di debito comune sono rinviate sine die, in attesa che Berlino si decida.
La proposta per il prossimo bilancio settennale dell’Ue, che dovrebbe coprire il periodo dal 2028 in poi, rischia di essere posticipata fino a dopo le elezioni tedesche. Un ritardo che potrebbe avere ripercussioni su tutto, dall’agricoltura al sostegno all’Ucraina.
“Tutti sono in modalità di attesa e, proprio quando pensi che possiamo iniziare, l’attenzione si sposterà su Berlino”, dicono a Bruxelles. La Germania, con la sua ossessione per il rigore fiscale, tiene in ostaggio l’intera Unione, incapace di prendere decisioni su un bilancio europeo più ampio o sull’emissione di debito comune.
L’Europa paralizzata: c’è pure il nodo migratorio
Sul fronte migratorio, l’Ue continua a dibattersi tra posizioni contrastanti. Mentre la Spagna di Pedro Sánchez si batte per una politica migratoria più aperta, dichiarando che “noi spagnoli siamo figli della migrazione, non saremo i genitori della xenofobia”, il resto d’Europa sembra muoversi nella direzione opposta. I ministri dell’Interno dell’Ue discutono di una nuova direttiva rimpatri più restrittiva e di “hub di rimpatrio” in paesi terzi, una soluzione che la stessa Commissione europea aveva bocciato nel 2018 come giuridicamente impossibile e contraria al principio di non respingimento. Ma i tempi sono cambiati, e con essi le priorità politiche.
In questo scenario di immobilismo c’è chi si chiede cosa potrebbe mai scuotere l’Ue dall’inazione. Secondo Mujtaba Rahman del gruppo Eurasia, solo un’uscita degli Stati Uniti dalla Nato potrebbe galvanizzare l’Europa a cercare un finanziamento comune per la sicurezza e la difesa europee. “La crisi dovrebbe essere esistenziale”, ha affermato Rahman, sottolineando quanto sia alta la soglia per spingere l’Ue all’azione.
Mentre il mondo cambia a velocità vertiginosa l’Unione Europea sembra intrappolata in un limbo di indecisione e timori. Se l’Ue non troverà presto il coraggio di agire, rischia di diventare un attore irrilevante sulla scena mondiale, condannata a reagire tardivamente agli eventi invece di plasmarli.