Gli ultimi voucher sono andati a ruba. A conferma che la cancellazione totale non è stata per niente gradita agli imprenditori: così i buoni lavoro sono diventati preziosi come l’oro. “Tra il 1 marzo e il 17, data di entrata in vigore del decreto che li ha aboliti (con la possibilità di usare quelli acquistati fino a fine anno) sono stati venduti 10 milioni 526mila voucher in linea con l’intero mese di marzo 2016 (10 milioni 922 mila)”, ha riferito l’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps).
Flop Act – Di sicuro dalle parti di Palazzo Chigi avranno fatto un balzo dalla sedia, comprendendo quanto malumore possa aver creato uno strumento che andava solo corretto. Perché di certo c’erano degli abusi, ma con i voucher era stata trovata una buona misura per combattere il lavoro nero. La conseguenza è evidente: il fenomeno potrebbe tornare a dilagare. L’aggiornamento dell’Inps è risuonato ancora come l’ennesima stroncatura al Jobs Act. Nei primi due mesi del 2017, i licenziamenti disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti (quelle che un tempo erano coperte dall’articolo 18) sono stati 5.347, facendo registrare un aumento del 30% rispetto ai 4.111 dello stesso periodo del 2016. Ma c’è di più: sono saliti del 64,9% se il confronto viene proposto con i primi due mesi del 2015, il periodo in cui non era ancora entrato in vigore la riforma.
Tutti i numeri – Anche in altri casi la crescita delle assunzioni stabili ha subito un rallentamento: le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato sono stet 60mila, con una riduzione pari al 13,6%. Le statistiche dell’Inps hanno poi confermato il buon esito della normativa sulle dimissioni in bianco: grazie alla presentazione online della procedura, c’è stato un calo del 15,2%.
Partita politica – I dati forniti dall’Inps aprono un nuovo fronte nel Partito democratico, a pochi giorni dalle primarie. “Il boom di acquisti di voucher nelle prime decadi di marzo, antecedenti al decreto che li ha aboliti, rende ancora più urgente la convocazione di un tavolo di confronto tra il Governo e le parti sociali e datoriali per la condivisione di una nuova disciplina del lavoro accessorio capace di coniugare i diritti dei lavoratori con le esigenze delle famiglie e delle imprese”, ha dichiarato la deputata del Pd, Patrizia Maestri, che è entrata nel dettaglio delle statistiche: “L’incremento del 15% dei licenziamenti disciplinari per giusta causa o giustificato motivo soggettivo (+1.549 casi) merita invece una riflessione. I dati dell’Inps confermano, che a fronte di questo incremento si registra una quasi corrispondente riduzione delle dimissioni volontarie dovuta all’introduzione della procedura online per il contrasto alle dimissioni in bianco”. Anche all’interno del Pd, insomma, c’è chi è pronto a chiedere a un resoconto sul Jobs Act al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che su quel testo ha messo il proprio sigillo.