Si aggrava lo scontro sulle ong tra Germania e Italia. Dopo l’annuncio con cui il governo di Berlino ha manifestato l’intenzione di finanziare le organizzazioni di volontari operanti nel Mediterraneo e la risposta piccata di Giorgia Meloni, affidata a una lettera inviata al cancelliere tedesco Olaf Scholz, la Germania ha deciso di andare avanti passando dalle parole ai fatti.
Come annunciato dal ministero degli Esteri tedesco oltre alla Comunità di Sant’Egidio, a cui sono stati destinati “finanziamenti tra i 400 e gli 800 mila euro”, in queste ore sono stati confermati anche i pagamenti in favore delle tedesche Sos Humanity e della Sea Eye.
“Il 18 settembre il ministero degli Esteri federale ha stanziato i fondi destinati al salvataggio in mare previsti dalla Commissione di bilancio e ha approvato una richiesta che prevede di sostenere finanziariamente Sos Humanity”, ha precisato il portavoce, Lukas Kaldenhoff, all’Ansa. Stando alle indiscrezioni, l’organizzazione tedesca riceverà in dote la bellezza di 790 mila euro.
La Germania finanzia le Ong: chi sono i beneficiari
L’altra ong che proprio in queste ore starebbe ricevendo il finanziamento dal ministero degli Esteri di Berlino è la Sea Eye, con sede a Ratisbona, in Germania. Che per il 2023 riceverà “in totale 365mila euro per il funzionamento della Sea Eye 4”, imbarcazione di salvataggio del gruppo. “Siamo molto felici di questo risultato, che ci permetterà quest’anno di finanziare altre due missioni di salvataggio della Sea Eye 4”, ha affermato raggiante Jutta Wieding di Sea Eye.
Non è ancora finita
Ma queste tre associazioni di volontari potrebbero essere soltanto le prime a ricevere l’aiuto di Scholz & Co. Infatti sono numerose le imbarcazioni battenti bandiera tedesca che operano nel Mediterraneo e Berlino, come già fatto con la Comunità di Sant’Egidio, appare decisa a dare una mano anche a quelle legate ad altri Paesi europei.
Secondo alcune indiscrezioni, la prossima ong che dovrebbe ricevere finanziamenti è la Sea Watch. Guarda caso si tratta della ong su cui si è consumato uno dei maggiori scontri con il governo italiano, culminato con il fermo amministrativo di una loro imbarcazione disposto dalle autorità italiane il 21 settembre scorso tra mille polemiche.