Salario minimo? Giorgia Meloni, al solito, utilizza la tattica del vittimismo: “sono molto colpita per il fatto che l’opposizione, dopo aver governato per dieci anni, ripeto dieci anni, consideri oggi il salario minimo la panacea di tutti i mali. Perché non l’hanno fatto prima, mi chiedo. E perché non dicono dove troverebbero le coperture. Onestà vorrebbe che quando indichi un provvedimento, segnali anche dove trovare i soldi”, ha detto ieri nella sua intervista al Sole 24 Ore.
Fa scuola pure da noi quella che a Berlino è stata battezzata “l’offensiva del governo federale”
Nessuna risposta nel merito, ovviamente. Intanto la capogruppo del Movimento Cinque Stelle in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti, annuncia che la petizione lanciata dall’opposizione proprio per fissare il salario di base con una legge ha raggiunto le 400mila firme, e il leader di Azione, Carlo Calenda, parla di “occasione persa” da parte del governo. La stessa linea del senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni che bolla l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo come “mancetta umiliante”.
La sanità? Mentre i privati incassano profitti insperati e sempre nuove aree di manovra, i medici e gli infermieri “eroi” ai tempi del Covid si affannano. La Fondazione Gimbe, che ha fatto i conti per capire quanti soldi servono per dare respiro al Sistema Sanitario Nazionale con sempre meno medici e sempre giù anziani conta almeno quattro miliardi di euro. Elly Schlein attacca così il governo che “non ha i soldi per mantenere quanto promesso”. La segretaria del Pd si focalizza soprattutto sulla sanità: “Per noi è fondamentale mettere lì le risorse: loro nell’ultima manovra lo hanno volutamente dimenticato”, dice. “Non mettere le risorse sulla sanità pubblica vuol dire già tagliare i servizi a cittadine e cittadini. Stiamo già vedendo le liste di attesa che si allungano”, aggiunge la Schlein. Ma la Meloni ai suoi ministri in vista della manovra ha detto parole chiare: soldi non ce ne sono. Niente da fare, quindi.
E che dire poi degli affitti? Per i 765mila studenti universitari fuori sede in Italia trovare un alloggio è difficilissimo. L’offerta privata di case e stanze, sempre più gestita da grandi agenzie di intermediazione, è scarsa e inaccessibile, e l’offerta pubblica, con meno di 40mila posti letto, soddisfa appena il 5% della domanda. Il Pnrr ha stanziato 960 milioni di euro per realizzare ulteriori 60mila nuovi alloggi entro il 2026, di cui 7.500 entro dicembre dell’anno scorso, ma l’obiettivo è saltato. Così a guadagnare sono sempre i proprietari di casa che pretendono canoni non calmierati. Gli affitti per le famiglie invece sono un tema completamente scomparso dal dibattito politico. C’è da capirlo: per parlarne si è costretti a mettere il naso nel macro tema della povertà, e su quella il Governo sa bene che rischia di farsi male.
L’ineluttabile immobilismo italiano viene considerato l’unica risposta alla recessione. Che “soldi non ce ne sono”, lo ripete allo stremo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma basta fare pochi chilometri per rendersi conto che di strade alternative alla resa dello Stato di fronte alla povertà e ai servizi essenziali c’è, eccome. In Germania il governo Scholz si trova ad affrontare, come da noi, un calo del Pil maggiore del previsto. Ma la risposta (che da quelle parti chiamano “offensiva del governo federale”) parte proprio dal Welfare.
Al primo punto Berlino ha previsto l’aumento dell’assegno mensile del Reddito di cittadinanza agli oltre cinque milioni e mezzo di beneficiari, di cui 1,7 milioni disoccupati: il 12% in più.
Sanità, Reddito di cittadinanza, salari bassi, affitti. Dove in Italia si taglia, in Germania si investe. E il Pil risale
Nel 2024 la cifra di base del Bürgergeld per i single passerà dagli attuali 502 a 563 euro, mentre agli adolescenti della fascia 15-18 anni spetteranno come minimo 471 euro al mese anziché 420, ai bambini 6-14 anni 390 invece degli odierni 348, e ai minori di sei 357 invece di 318. “In tempo di crisi i cittadini devono poter fare affidamento sullo stato sociale”, ha spiegato ieri alla stampa il ministro del Lavoro, Hubertus Heil (Spd). Una direzione opposta, se non contraria, insomma, a quella italiana.
C’è poi il salario minimo di medici e infermieri, che in Germania salirà da 13 a oltre 16 euro l’ora come chiedevano i sindacati per ovviare all’aumento dell’inflazione. In parallelo la dirigenza Spd ha fatto sapere di avere pronta la legge per il tetto al caro affitti sul territorio nazionale, già sperimentata a Berlino con una legge poi bocciata dalla Corte Costituzionale perchè in conflitto con la norma federale. Ma ora la norma federale è pronta.
In Germania del resto le norme rigide del libero mercato non sono considerate “un intervento scorretto dello Stato” e i contratti collettivi sono strettamente controllati dal governo. Stiamo parlando di una nazione che si è ritrovata un calo del Pil dello 0,4% rispetto allo 0,1% preventivato, quindi in piena recessione, e ha deciso di reagire. Purtroppo, però, il punto è che il coraggio se non ce l’hai non te lo puoi inventare. Non ci resta quindi che vivere le settimane che portano alla manovra del nostro Governo circondati dalle lamentele sui vincoli di bilancio europeo, sulle cinghie da stringere e sulle colpe dei governi precedenti.