di Stefano Sansonetti
Premettiamolo immediatamente: l’esito finale è ammirevole, come tutte le volte in cui persone particolarmente abbienti decidono di “investire” in attività benefiche. A patto, però, che l’investimento coinvolga risorse proprie. Per questo fa un certo effetto constatare la strategia messa in atto in questi giorni dalla Fondazione Andrea Bocelli, lanciata nel 2011 dal cantante-tenore italiano a cui certo i denari non mancano. Per fare cassa, in vista dei suoi virtuosi progetti (soprattutto ad Haiti), l’ente sta spingendo molto su due canali, con relative campagne pubblicitarie: da una parte vuole aggrapparsi alle mammelle di Stato, chiedendo a gran voce il 5 per mille Irpef ai contribuenti; dall’altra intende addirittura convincere gli stessi italiani a fare testamento nei suoi confronti, con tanto di vademecum che sembra un compendio di diritto privato per studenti al primo anno di giurisprudenza.
Il dettaglio – Sulle carta è tutto legittimo, per carità. Ma qualche perplessità viene in mente considerando il personaggio. A Bocelli, dicevamo, le risorse non mancano. Quando nel 2008 l’allora viceministro delle Finanze, Vincenzo Visco, pubblicò per qualche ora on line le dichiarazioni dei redditi 2006 degli italiani (operazione poi stoppata dal Garante per la privacy) risultò che già in quell’anno il tenore toscano era accreditato di un reddito lordo annuo di 4milioni e 800mila euro. Lo stesso Bocelli, negli anni precedenti, aveva scelto di risiedere a Montecarlo, salvo poi rientrare in Italia pagando 5,7 milioni di euro al Fisco a seguito del condono del 2003. Di recente il Dipartimento delle Finanze ha svelato che Lajatico, il paesino in provincia di Pisa dove ora risiede il cantante, in base alle dichiarazioni 2017 ha il reddito medio imponibile pro capite più alto d’Italia, con i suoi 45.393 euro. Merito delle enormi risorse del suo cittadino più illustre. Del resto Bocelli è da anni una star internazionale, spesso al centro di inviti da parte di questo o quel magnate. Nell’estate del 2016, per dire, fu invitato in Costa Smeralda alla festa di inaugurazione del Dilbar, il nuovissimo yacht da 500 milioni del russo Alisher Usmanov. Nel 2013 era stato ospite della maxi festa al Cremlino per i 20 anni di Gazprom. Ma si tratta solo di alcuni esempi dei vari rapporti internazionali del tenore toscano. Per questo fa un certo effetto l’insistenza con cui ora la sua Fondazione chiede agli italiani di versarle il loro 5 per mille Irpef. Richiesta legittima, che però rischia di travisare il significato dello stesso 5 per mille, nato per aiutare gli enti non profit che fanno fatica a trovare poche migliaia di euro. Di sicuro Bocelli è ambizioso. E verosimilmente vuole aumentare le donazioni alla sua Fondazione che nel 2016 si sono fermate a 5 milioni di euro, con un 5 per mille che ha inciso solo per 40 mila euro.
Altro canale – Lo stesso dicasi per gli inviti a fare testamento. Sul sito della Fondazione c’è una sorta di percorso guidato in cui si elencano tutte le possibilità offerte dalle norme sulle successioni: dal testamento olografo (scritto a mano dal testatore) a quello segreto o pubblico, dalla designazione a erede unico in assenza di legittimari alla designazione insieme ad altri eredi, dalla designazione a erede e istituzione di disposizioni a titolo particolare alla semplice istituzione di disposizione a titolo particolare. Il tutto senza dimenticare che “sono esenti da tasse di successione tutti i lasciti effettuati in favore di fondazioni e onlus” che si occupano di ricerca, assistenza, studio e via dicendo.