A cosa porterà la lettera inviata da Atlantia a Dombrovskis? “A niente”. È, d’altronde, solo “un tentativo maldestro di evitare l’inevitabile”. Dove l’inevitabile è la revoca delle concessioni autostradali. La capodelegazione M5S in Europa, Tiziana Beghin, non usa mezzi termini su quanto – inutilmente – fatto da Atlantia. E non usa giri di parole neanche nei confronti dei Paesi europei, impegnati sul fronte del Recovery Fund: “Per tanti anni l’Europa ha chiesto all’Italia di fare i compiti a casa, adesso è il contrario: si sono ribaltati i ruoli. È l’Europa che deve fare i compiti a casa e prendere quei provvedimenti tanto attesi da imprese, famiglie, lavoratori, mercati e risparmiatori”, spiega in relazione all’ennesimo summit interocutorio del Consiglio Ue, in programma per oggi.
E l’Italia, invece?
L’Italia è già pronta: con gli Stati generali è iniziata la fase di ascolto delle categorie del Paese e presto avremo un piano, un Recovery Fund italiano, che punterà sui settori ad alto moltiplicatore, che creano occupazione e sviluppo.
Su quali temi bisogna puntare?
Il nostro Presidente del Consiglio Conte spinge giustamente sul pedale dell’innovazione, della transizione verso un sistema sostenibile, del rinnovamento della pubblica amministrazione che deve stimolare gli investimenti pubblici e non bloccarli con pastoie e burocrazia.
Sullo sfondo, però, resta l’Europa. Anche Mattarella ieri l’ha sottolineato: sui tempi del Recovery Fund pare che un accordo tardi ad arrivare… È così?
C’è ottimismo e le racconto un aneddoto che lo dimostra.
Mi dica.
Oggi (ieri, ndr) al Palazzo Berlaymont, quello della Commissione europea, hanno steso il telone che pubblicizza il Next Generation EU. Questo significa che l’accordo ci sarà, magari non oggi ma a luglio sicuramente. I paesi egoisti devono cedere, non replicheremo mai la stagione lacrime e sangue degli anni bui dell’austerity. Il Movimento 5 Stelle è garanzia di cambiamento.
Nei giorni scorsi, però, i Paesi frugali, Germania compresa, sono tornati ad opporsi. Si raggiungerà una quadra già domani secondo lei?
Dalla Germania non ci aspettiamo sorprese. È vero che il loro Ministro delle Finanze Scholz durante l’ultima riunione dell’Eurogruppo è sembrato fare marcia indietro su alcuni aspetti, ma io considero la sua come una melina, un modo per non tirare troppo la corda con i Paesi egoisti, Olanda, Austria e Svezia che, nel frattempo, hanno perso per strada la Danimarca che ha sposato una linea più morbida. La Germania punta a trovare un accordo storico a luglio quando entreremo nel semestre di presidenza tedesco. Per loro sarebbe un grande successo di immagine. Tuttavia, l’asticella dell’accordo non deve scendere sotto la soglia della proposta della Commissione europea che prevede 750 miliardi di euro tra trasferimenti e prestiti. Per noi questo è già un compromesso rispetto alla proposta iniziale del Parlamento di un intervento di ben 2.000 miliardi. Noi europarlamentari abbiamo potere di veto sul bilancio pluriennale e saremo pronti a usare tutte le armi se il Consiglio non raggiungerà un accordo ambizioso, forte e solidaristico. I cittadini devono ritornare a essere orgogliosi di questa Europa.
Intanto Atlantia è tornata ad attaccare il governo anche in Europa. Cosa si aspetta che faccia ora Dombrovskis?
Niente. Già lo scorso 16 gennaio la Commissione aveva risposto a una precedente lettera di Atlantia dicendo a chiare lettere che è un tema che riguarda solamente le autorità italiane. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Questa lettera avrà delle conseguenze in Italia?
Il governo italiano prenderà una decisione nell’interesse della verità e nel rispetto delle vittime del crollo del ponte di Genova. Nessuno ci condizionerà.
Crede che la società troverà appigli a Bruxelles?
Per me è un tentativo maldestro di evitare l’inevitabile e cioè la revoca della concessione assegnata ad Autostrade per l’Italia. L’articolo 43 della direttiva europea sugli appalti prevede la modifica del contratto durante il periodo di validità se le condizioni previste nella procedura iniziale sono cambiate. Il dolo, dovuto anche alle mancate manutenzioni che Atlantia avrebbe dovuto fare nel corso degli anni, è ravvisabile nella morte di 43 persone nel crollo del Ponte Morandi. Le regole sono chiare, il governo deciderà serenamente valutando tutti i pro e contro.