Un coro di esultanza difficilmente comprensibile. Eppure, davanti alla relazione relativa al contrasto all’evasione fiscale relativa al 2020, tutti – da destra a sinistra – hanno gioito, ovviamente ritenendo che il merito sia, per un verso o per l’altro, imputabile a loro. Peccato che nulla di tutto quello dichiarato nelle ore scorse sia vero. Col paradosso, anzi, che i tecnici bocciano gli effetti della Flat Tax tanto cara a Matteo Salvini e alla Lega: invece di contrastare il nero, non ha fatto altro che incentivarlo. Come d’altronde era facilmente immaginabile.
Smontata una riforma voluta dalla Lega del vice premier Salvini. Giunti alla soglia massima con la Flat Tax non si fattura più
Ma facciamo un passo indietro. Quest’anno, dopo le polemiche e i ritardi dell’anno scorso, la Relazione annuale sull’economia non osservata e l’evasione fiscale e contributiva è arrivata quasi puntuale insieme alla Nota di aggiornamento al Def. Le stime della commissione di esperti presieduta da Alessandro Santoro, ancora ferme al 2020 perché le revisioni Istat al pil 2021 hanno reso necessari ulteriori approfondimenti, confermano quel che era emerso dall’analisi precedente.
Nel 2020 c’è stato un forte calo del sommerso. Destre e Iv esultano ma il motivo sta solo nel Covid
Nell’anno segnato dalle conseguenze del Covid, la distanza tra il gettito atteso e quello effettivamente raccolto dall’erario si è fermata per la prima volta sotto i 90 miliardi di euro, per la precisione 86,9, dai 99,6 del 2019. Insomma, l’evasione è ai minimi nel 2020. Un ottimo risultato – si direbbe (ma il condizionale è d’obbligo) – tanto che come detto in molti (troppi) hanno esultato. Pochi giorni fa è stata proprio Giorgia Meloni ad elogiare i “risultati raggiunti, a partire dai dati economici che ci consegnano il record del numero degli occupati e quello dei contratti stabili”.
Poi è toccato a Luigi Marattin di Italia viva, secondo il quale “nel 2020 l’evasione – che nel 2014 era pari a 109 miliardi – scende a 86,9 miliardi. Una riduzione per il 60% dovuta alla diminuzione dell’evasione Iva, a sua volta dovuta all’introduzione della fatturazione elettronica da parte del governo Renzi in quegli anni”. Sarà vero? Forse sì. Ma solo in parte. Già, perché è la stessa relazione dei tecnici a sottolineare che ovviamente la pandemia ha contribuito in maniera determinante al risultato. O, quantomeno, l’ha “drogato”.
Al di là dei meriti, presunti o reali, c’è un dato che risulta oggettivo per quanto scritto nella stessa relazione. La flat tax al 15%, estesa nel 2019 per volere della Lega agli autonomi e partite Iva con ricavi non superiori a 65mila euro e ulteriormente ampliata dall’ultima legge di Bilancio che ha alzato l’asticella a 85mila euro, è stato un flop. Il regime forfetario è un incentivo a nascondere fatturato per rientrare nei requisiti.
“Comportamenti strategici“, spiega la relazione, che in precedenza “venivano messi in atto anche in corrispondenza delle soglie inferiori prima previste” e dal 2019 hanno spesso indotto chi oscillava intorno ai 65mila euro a ridurre i ricavi dichiarati: su quella soglia si sono fermati “fra il 52% e il 69% di contribuenti in più rispetto a quelli che si sarebbero osservati nello scenario controfattuale“, cioè senza la flat tax, quota che nel 2021 è salita “a valori compresi fra l’85% e il 102%”. Insomma, arrivati attorno agli 85mila euro, molti hanno fatto ricorso al nero.