La flat tax è un po’ scomparsa dai radar. Era una delle principali promesse del centrodestra prima delle elezioni politiche del settembre 2022, è stata allargata nella legge di Bilancio 2023, ma oggi è diventato un tema marginale.
Le urgenze sono altre: tra crisi, conti in rosso e potere d’acquisto delle famiglie ridotto all’osso, il governo non ha pensato alla tassa piatta con l’ultima manovra, quella varata in Consiglio dei ministri ma di cui non è ancora disponibile il testo, neanche in bozza.
Per il momento il governo sembra desistere dall’ampliamento della flat tax, attualmente prevista solo per alcuni lavoratori autonomi e che si vorrebbe estendere anche a quelli dipendenti. L’unico passo in questa direzione, a dire il vero molto corto, è l’accorpamento della prima e della seconda aliquota Irpef, che di fatto avvicina l’idea di una tassa uguale per tutti. Ma parliamo di qualcosa di ben diverso dalla flat tax, tanto che l’aliquota Irpef andrà dal 23% del primo scaglione al 43% del terzo e ora ultimo.
D’altronde se, almeno per il momento, la tassa piatta è stata accantonata un motivo c’è e lo spiega persino Confindustria: è contraria ai dettami della Costituzione. E per questo l’associazione degli industriali si schiera apertamente contro l’ipotesi di una flat tax, qualsiasi sia la sua percentuale e la sua applicazione.
La flat tax è incostituzionale, Confindustria boccia la tassa piatta
Per il momento è meglio accantonare il tema della flat tax, come lascia intendere anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Credo che non sia la strada corretta”, afferma il numero uno degli industriali ospite di Agorà, su Rai 3.
Il motivo è semplice: “La Costituzione è ben chiara sulla progressività della contribuzione dei cittadini”. Chi ha di più, dà di più. La Carta è contraria all’ipotesi di far pagare tutti allo stesso modo. Inoltre, sottolinea Bonomi, “gli interventi visti fino a oggi non sono la vera flat tax e sono rivolti solo a una piccola platea di contribuenti”. Quindi meglio non estenderla ai lavoratori dipendenti, secondo il ragionamento del presidente di Confindustria.