Le Lettere

La fine della democrazia

Ho una certa età e dico che ai miei tempi si viveva meglio. Non è il solito sfogo degli anziani, ma una osservazione oggettiva. Negli anni ‘70-90 il bla bla della politica non interessava a nessuno. I giornali erano pieni di fatti di cronaca, di cui si discuteva. Il resto era vita privata. Oggi invece viviamo con l’ansia di una guerra atomica e vediamo nelle stragi del popolo palestinese una propensione al genocidio che credevamo finita col nazismo. E la democrazia, che credevamo salda, oggi è diventata una tecnocrazia o peggio, in spregio della volontà popolare: guardi la Francia, Macron ha perso le elezioni ma sceglie un macronista a capo del governo.
Bruno Tani
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Gentile lettore, lei ha sintetizzato le tesi dello storico francese Emmanuel Todd, che nel libro La disfatta dell’Occidente descrive le democrazie zombie cui si sono ridotte Europa e Usa. Le élite agiscono incuranti della volontà popolare. Il voto popolare è una prassi usata per “cambiare tutto perché nulla cambi”. Il Parlamento Ue vota per l’uso di armi occidentali sul territorio russo, quindi per una partecipazione diretta della Nato nel mortale conflitto con la Russia. L’Europa è una protesi del partito unico della guerra di Biden e Kamala. Ma le radici vengono dalla lontana rivoluzione neoliberista di Reagan e Thatcher. Già Clinton propugnava una “democrazia di mercato”, l’opposto della democrazia di popolo. E Mario Draghi, allievo delle élite mondialiste, elogiò l’Ue perché agisce “col pilota automatico”, cioè incurante dei bisogni e dei desideri dei popoli. Da costoro e dalle loro idee nasce il mondo in ansia di cui lei parla.