La fiducia a Supermario spacca il Movimento 5 Stelle. Questo quanto emerge dal secondo round dell’Assemblea congiunta di M5S, tutt’ora in corso, che questa mattina ha ripreso i lavori dopo lo stallo di ieri. Una riunione, come sempre presieduta da Giuseppe Conte, in cui il clima appare tutto sommato tranquillo ma dove traspaiono divisioni insormontabili tra l’ala governista e quella degli intransigenti.
Stando a quanto trapela, una decina di parlamentari in queste ore ha espresso la volontà di votare la fiducia a Mario Draghi anche nel caso il Movimento dovesse andare avanti nello strappo.
La fiducia a Supermario spacca il Movimento, l’ala governista va all’attacco
“Abbiamo fatto delle precise richieste al Presidente Draghi, e lui ha dichiarato che le ritiene, in parte, condivisibili. Quindi ora è fondamentale che Draghi e Conte si incontrino per trovare il punto di incontro. Poi se Draghi non volesse incontrare Conte o volesse offrire noccioline, non credo che sia opportuno per noi proseguire con questa esperienza di governo”.
A dirlo durante l’Assemblea congiunta è il senatore Gianmauro Dell’Olio secondo cui “se Draghi dovesse comunque rassegnare le dimissioni, è una sua scelta: noi avremo fatto il possibile per trovare una soluzione, nessuno potrà addebitarci alcuna responsabilità, perché la decisione di aprire la crisi è di Draghi, non nostra”.
Ancor più esplicita la deputata M5S, Rosalba Cimino, che ha tagliato corto: “Mercoledì voterò la fiducia se sarà necessario, mettendoci come sempre la faccia, perché sono convinta che sia più utile votare la fiducia alla responsabilità piuttosto che fare un insensato salto nel buio”. A suo dire “non votare la fiducia al governo significa causare una crisi che non è mai stata deliberata dalle Assemblee che si sono tenute in queste ultime settimane, né tantomeno questa scelta è stata sottoposta ai nostri attivisti”.
“Sono perplessa perché la gente fuori non sta capendo cosa sta avvenendo. Allo stesso tempo sono preoccupata perché mentre noi stiamo a dibattere da settimane dovremmo ricordarci che c’è una guerra in corso nel cuore dell’Europa. E anche che stiamo vivendo la peggiore crisi economica degli ultimi tempi” insiste.
Per la Cimino “senza un governo le misure in favore di cittadini e imprese non saranno realizzate: Salario minimo, sostegno sul Caro bollette e Pnrr. Inoltre uscire dal governo significherebbe far spazzare via due misure che stanno tenendo in vita le famiglie e le imprese: Reddito di cittadinanza e Superbonus”.
Il punto di vista degli intransigenti
Dall’Assemblea, però, emerge come la stragrande maggioranza dei pentastellati sia in linea con la posizione di fermezza espressa dal leader Conte. Il presidente M5S, ieri su Facebook, ha dato un ultimatum al premier dicendo che senza passi avanti sulle richieste pentastellate, M5S lascerà la maggioranza.
Una posizione che nella riunione è stata ribadita con forza da quasi quaranta parlamentari, a fronte dei tredici che hanno chiesto di ricucire lo strappo nella maggioranza. Chi sicuramente fa parte di questo schieramento è la senatrice Giulia Lupo che in Assemblea ha evocato una resa dei conti interna. “Seguo la maggioranza e le scelte del Movimento con a capo Giuseppe Conte. La linea dentro o fuori è inventata dai media, noi siamo per la coerenza e la linearità da cui siamo partiti. Attendere le risposte su proposte di soluzione dei problemi in modo concreto. Grande gesto aver parlato ai cittadini mettendoci la faccia”.
“Il voto in Senato era stato ampiamente annunciato, anche in Assemblea. Vedo malafede o distrazione… non so più cosa sia peggio. Rispetto tutte le scelte legittime, anche di rinunciare ai valori. Ma agli ultimi tiratori scelti che sono rimasti per completare un progetto di distruzione interno al Movimento, chiedo di avere dignità e lasciare adesso” ha concluso la Lupo.
La fiducia a Supermario spacca il Movimento e gli intransigenti mostrano i muscoli
Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Gabriele Lanzi. “Il capo dei transumati è terrorizzato dalle elezioni e anche oggi fa uscire interviste dove cerca di spaventare i parlamentari del M5S affermando che il Presidente Conte le vuole senza indugio alcuno. Facciamo chiarezza. Le elezioni sono nell’ordine delle cose e quando il popolo viene chiamato ed esercitare questo diritto dovere, non muore la democrazia ma si rafforza”.
“Noi abbiamo messo nero su bianco tutta una serie di punti irrinunciabili per giustificare la nostra permanenza nell’esecutivo. Non mi pare di avere visto aperture e se tanto mi dà tanto sarà il capo dei transumati magari a fare qualcosa per venire incontro alle istanze del M5S che, gli ricordo, è la forza politica che lo ha eletto e gli ha dato notorietà. Se non saremo accontentati significa che l’interesse generale non ha la priorità nell’agenda di governo e allora si dovrà esser conseguenti e posizionarci per contrastare” ha concluso.
Una truppa, quella degli intransigenti, in cui – secondo quanto trapela – figurerebbero anche Vittoria Baldino, Marco Bella, Giuseppe Buompane, Tiziana Ciprini, Sebastiano Cubeddu, Giovanni Currò, Luigi Gallo, Arnaldo Lomuti, Teresa Manzo, Marco Pellegrini, Angela Salafia, Filippo Scerra, Francesco Silvestri, Daniela Torto e Manuel Tuzi.
L’appello all’unità di D’Incà per evitare altre scissioni
Davanti alla crisi politica che potrebbe far saltare il governo Draghi e a dare il via a un’altra possibile scissione interna a M5S, in queste ore a mediare ci prova il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.
Secondo quanto si apprende, in Assemblea il pentastellato ha sostanzialmente ribadito le sue perplessità – già espresse nei giorni scorsi – sull’uscita di M5S della maggioranza. Per il ministro, infatti, una simile eventualità sarebbe una ‘catastrofe’ capace di mettere a rischio i fondi europei del Pnrr che proprio Conte era riuscito a portare a casa.
Inoltre D’Incà, sottolineando come andare al voto con l’attuale legge elettorale sarebbe un problema, ha poi chiesto ai colleghi del Movimento una sorta di tregua interna per evitare un’ulteriore scissione del partito e anche una ‘pace’ tra Conte e Draghi, invocando un incontro tra i due leader.