Di Samuele Briatore | da Instanbul
La dichiarazione del Segretario Generale dell’Onu e il suo invito alla moderazione e al dialogo hanno scatenato l’ennesimo tentativo mediatico del Governo di mascherare la violenza e screditare l’immagine dei manifestanti. Su molti quotidiani turchi oggi appare l’immagine serena e rassicurante di un gruppo poliziotti in Piazza Taksim, seduti mentre leggono un libro della biblioteca autogestita che hanno creato ai lati della Piazza. Questa immagine contrasta con un’altra notizia diffusa da Hurriyet online che dichiara che proprio oggi le forze dell’ordine hanno acquistato centomila lacrimogeni e sessanta idranti. Il forte acquisto dovrebbe riequilibrare le scorte decimate dal massiccio impiego: in soli 20 giorni 130 mila gas lacrimogeni sono stati utilizzati contro i manifestanti. Anche il Presidente della Camera di Commercio di Ankara Salih Bezci richiama l’attenzione sui danni economici provocati dell’azione dei manifestanti. I danni subiti nella capitale sfiorerebbero i 10 miliardi di euro. Il Presidente dichiara che i consumi sono in calo del 70% perché la gente ha paura di fare shopping. Anche a Istanbul la situazione non è diversa, le arterie economiche come Istiklal Caddesi, Sıraselviler, Nisantasi e Galata chiudono i negozi anticipatamente, alle 17.00 invece che alle 22.00. I danni per il settore turistico sono allarmanti e secondo Bendevi Paladoken, Presidente della Confederazione dei Commercianti, i negozianti sono sul piede di guerra. Anche queste dichiarazioni sono diverse da quanto si percepisce nelle strade, che vedevano proprio quei commercianti in prima linea durante la protesta mentre si opponevano all’apertura del mega centro commerciale nel centro di Istanbul. Per i negozianti, l’apertura del centro commerciale sarebbe la vera rovina economica, penalizzando per sempre le loro attività. La manipolazione dei mezzi di informazioni è diventata quasi capillare dopo l’arresto di decine di giornalisti, la chiusura di alcune reti televisive indipendenti e gli avvertimenti ricevuti da alcune redazioni di quotidiani.
La protesta passiva di questi giorni sembra volersi presto riaccendere. E la comunità LGBT, che ha avuto un ruolo decisivo nella protesta, fa sapere che non è intenzionata, nonostante il divieto di manifestare, a cancellare dai programmi dell’estate il più grande GayPride dell’Europa Orientale.