L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) ha lanciato l’allarme per l’alto rischio di carestia in tutta la Striscia di Gaza, finché il conflitto continua e l’accesso umanitario duraturo e su vasta scala è limitato, secondo un nuovo rapporto pubblicato nell’ambito dell’iniziativa globale Integrated Food Security Phase Classification (IPC), il sistema standardizzato che misura le diverse fasi dell’insicurezza alimentare, come riporta il sito della Fao.
“Abbiamo osservato un alto rischio di carestia negli ultimi otto mesi a causa delle incessanti ostilità caratterizzate da bombardamenti e operazioni di terra, che limitano l’accesso a coloro che necessitano di aiuti umanitari urgenti, con gravi impatti sull’intera popolazione di Gaza”, ha affermato Il capo economista della Fao Maximo Torero, commentando gli ultimi risultati dell’IPC in una conferenza stampa a New York.
La Fao lancia l’allarme: nella Striscia di Gaza arrivano troppi pochi aiuti umanitari
“Il rapporto mostra chiaramente che una volta migliorato il flusso e l’accesso al cibo e all’acqua nel nord di Gaza, il rischio di carestia è notevolmente diminuito, quindi la soluzione è chiara”, ha ricordato Torero, sottolineando però che, nonostante alcuni miglioramenti nelle zone settentrionali durante il periodo di analisi, la situazione rimane ancora molto fragile, imprevedibile e critica, e qualsiasi cambiamento significativo potrebbe portare ad un rapido deterioramento fino ad arrivare alla carestia a Gaza, con gli sfollamenti forzati che aggravano ulteriormente la situazione.
Con quasi l’intera popolazione (96%) che si trova ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta (Fase 3 dell’IPC o superiore), qualsiasi peggioramento potrebbe spingere più persone a livelli catastrofici di fame, e per arrivare a questo – ha spiegato l’economista della Fao – è sufficiente che diminuisca l’accesso dei camion con gli aiuti umanitari a Gaza diminuiscono e non aumentino invece sostanzialmente, ha avvertito Torero. I nuovi dati mostrano che mentre l’aumento delle consegne di cibo nelle zone settentrionali ha temporaneamente alleviato le condizioni di fame, la situazione nei governatorati meridionali è peggiorata, a causa delle rinnovate ostilità all’inizio di maggio.
A Gaza si rischia una catastrofe a causa dalla carestia
Secondo il nuovo rapporto IPC, circa 495mila persone (il 22% della popolazione), sta vivendo una situazione di insicurezza alimentare catastrofica (IPC Fase 5, Catastrofe), mentre quasi l’intera popolazione – 2,15 milioni di persone, pari al 96% – si trova ad affrontare livelli di crisi di insicurezza alimentare acuta o di indice più elevato (IPC Fase 3+). La recente analisi dei dati satellitari della FAO rivela un continuo aumento dei terreni agricoli danneggiati, con oltre la metà dei terreni danneggiati in tutta la Striscia di Gaza, più del 57% a maggio 2024. Di questi terreni danneggiati, circa il 61% sono frutteti, il 19% sono ortaggi e Il 20% sono cereali.
Questo livello di danni ai terreni agricoli è molto preoccupante, avverte la Fao, con un aumento del 33% dei terreni danneggiati da gennaio 2024. Le immagini satellitari indicano che i veicoli pesanti e i bombardamenti hanno danneggiato in modo significativo anche le infrastrutture agricole nella Striscia di Gaza. L’analisi rivela danni alle serre di quasi il 33%, ai pozzi di oltre il 46%, ai pannelli solari di quasi il 65% e a oltre 2.300 infrastrutture agricole. “I danni al settore agricolo dovuti alle ostilità sono ingenti e portano a un arresto quasi totale della produzione locale cruciale di alimenti freschi e nutrienti, diminuendo l’accesso della popolazione ai prodotti alimentari essenziali necessari per una dieta sana.
I mezzi di sussistenza di agricoltori, pastori e pescatori vulnerabili sono stati colpiti in modo significativo, ponendo seri problemi per la futura ripresa”, si legge sul report della Fao. Il porto di Gaza City è stato gravemente danneggiato e la maggior parte dei pescherecci è stata distrutta. Gli inventari degli animali stanno registrando un forte calo.
Il rapporto della Fao
A Gaza, gran parte del bestiame destinato alla produzione di carne e latticini è stato macellato, consumato o danneggiato e perso a causa del conflitto. E nonostante questa situazione, “la FAO, come altre organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite, ha dovuto affrontare sfide logistiche, in particolare ottenere i permessi di ingresso per consegnare materiali di aiuto agricolo a Gaza”.
La Fao sta comunque completando la distribuzione di 500 tonnellate di foraggio e sta intensificando gli sforzi per rendere disponibili gli strumenti per far ripartire la produzione alimentare, come teli di plastica per serre, serbatoi di plastica per l’acqua, generatori, capannoni di plastica, ricoveri per animali e kit veterinari, ma anche per il ripopolamento del bestiame perduto.