Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova e direttore della scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Genova. Tra gli infettivologi in prima linea, anche grazie alla divulgazione mediatica, nel contrasto al Covid-19.
Professor Bassetti, c’è preoccupazione per la previsione del picco influenzale e dei 2 milioni di casi di contagio a settimana con l’apice che verrà toccato a fine gennaio con il rischio che ci sia una “corsa all’antibiotico”. Di queste ore le dichiarazioni del professor Garattini che a 96 anni dichiara di non assumerete antibiotici da 40. Lei cosa ne pensa?
“Il picco si raggiungerà nei prossimi 10 giorni ed è importante ricordare che l’influenza va gestita a casa, non in ospedale. È un grave errore correre in ospedale dopo un paio di giorni di febbre. Bisognerebbe fidarsi di più della categoria dei medici sul fronte della prevenzione, triste pensare che solo un italiano su due tra gli over 65 si vaccina e un solo italiano su cinque della popolazione generale si vaccina per l’influenza, poi corrono in ospedale e usano gli antibiotici anche quando sconsigliato“.
Il ministero della Salute ha diramato una circolare con le raccomandazioni per la prevenzione dell’influenza stagionale e tra queste spicca la campagna vaccinale. Com’è andata quest’anno? Il rapporto della popolazione con la vaccinazione è cambiato dopo la pandemia?
“Meglio dello scorso anno. Siamo però molto lontani dall’obiettivo di almeno il 75% della popolazione over 70 (più fragili) coperta da vaccinazione. Grandi differenze si sono viste tra nord e sud: virtuose Emilia Romagna e Toscana, male invece Campania e Sicilia. Ha fatto male la disinformazione e una posizione contro le vaccinazioni, non solo quelle da Covid, di una certa parte politica che ha usato tutto ciò con finalità elettorali. Un tema così delicato è diventato argomento di divisione politica, quando la scienza dovrebbe invece unire”.
Nel Milleproroghe compare infatti l’annullamento delle multe ai no-vax, ossia coloro che avevano rifiutato di fare il vaccino, pur essendo obbligati alla somministrazione. Lei che ha avuto la scorta proprio per le minacce subite dai no-vax, cosa pensa di questa misura e che messaggio lancia ai cittadini ligi al dovere che hanno agito nel rispetto della collettività?
“Profondamente sbagliato togliere le multe ai no-vax. Ed è sbagliato due volte: primo perché si va contro chi regolarmente si è vaccinato adempiendo all’obbligo (e non voglio entrare nel merito se fosse o meno giusto tale obbligo, ma le regole erano quelle ed erano state ideate per proteggere i cittadini evitando il collasso degli ospedali); in secondo luogo è sbagliato anche nei confronti di chi ha pagato le multe, bisognerebbe allora risarcire queste persone dicendo che la legge era sbagliata e andando così anche in contrasto con le misure europee che disciplinavano la vaccinazione. È un messaggio sbagliato e si cerca di rendere motore di consenso politico un tema così importante”.
Da medico le chiedo cosa pensa del nuovo Codice della Strada che non prevede alcuna deroga per i malati ai quali il SSN prescrive l’uso della cannabis terapeutica. Non è, inoltre, un errore non distinguere la “positività” dall’ “alterazione” come accade in altri paesi (vedi la Germania)?
“Credo che il nuovo Codice della strada punisca fin troppo severamente chi usa alcool e cannabis. Ci sono tanti altri farmaci che possono dare interferenze, importante è considerare più l’effetto che la presenza delle sostanze. Dev’essere chiarito, anche perché ci saranno moltissimi ricorsi. Misura draconiana ed eccessiva per il nostro Paese, ma mi chiedo: l’Italia aveva bisogno di una legge così sul Codice della Strada, o forse era prioritaria una legge ancora più ferrea per tutelare gli operatori sanitari che ogni giorno prendono schiaffi e pugni negli ospedali? Schillaci ha fatto molto con l’arresto differito, e sono dalla sua parte, ma siamo sicuri che tali regole siano rispettate? Questo tema deve essere messo al centro dell’agenda politica”.
Il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno ha lanciato l’allarme sulla sanità: “Lunghe liste d’attesa e tanti rinunciano alle cure”. C’è il rischio che il diritto costituzionale alla salute sia minacciato? Sembra che ormai curarsi sia un diritto solo per chi ha i soldi per farlo…
“Ho apprezzato moltissimo le parole del presidente e credo che bisognerà lavorare molto per aumentare l’offerta di servizi riducendo di riflesso le liste d’attesa, ma credo si debba anche lavorare “a monte” ragionando sull’appropriatezza di molte richieste d’esame (molti medici ne prescrivono di inutili). Bisogna ci sia anche uno sforzo culturale diverso, noi buttiamo il 50% dei vaccini che il nostro Paese acquista per rafforzare la medicina preventiva. E sappiamo che non tutti si vaccinano gratuitamente per l’herpes zoster, pneumococco e tantissime altre malattie. Educhiamo il cittadino a un diverso uso dei servizi sanitari che vanno usati al meglio”.