Plaudono il mondo bancario e quello delle imprese, dall’Abi all’Ance. Festeggia il Movimento cinque stelle. Al Senato è stata trovata l’intesa sul Superbonus e si sblocca così la partita sul decreto Aiuti bis con i sostegni per famiglie e imprese zavorrate dal caro-energia.
Al Senato è stata trovata l’intesa sul Superbonus e si sblocca così la partita sul decreto Aiuti bis con i sostegni per famiglie e imprese
Quello che meno si comprende è il giubilo di tutti gli altri partiti che ora addirittura fanno a gara per intestarsi il merito dell’accordo raggiunto sul 110%. Proprio la scorsa settimana i Cinque stelle erano finiti sotto processo di Palazzo Chigi e di tutte le forze politiche perché si erano rifiutati di ritirare la richiesta di modifica del Superbonus al decreto Aiuti Bis.
Erano stati additati come “irresponsabili”, pronti a lucrare sulla pelle di lavoratori e aziende per fini elettorali, dal momento che il rifiuto di ritirare gli emendamenti significava bloccare un provvedimento da 17 miliardi di euro. Ma l’ostinazione di Giuseppe Conte si giustificava proprio con l’intento di salvare migliaia di lavoratori e aziende che hanno scommesso sul Superbonus.
E alla fine il M5S l’ha spuntata. Il meccanismo di cessione dei crediti è stato finalmente oliato con la nuova riformulazione del Governo, che è dovuto per l’ennesima volta ritornare sui suoi passi sulla misura che ha fatto da volano alla nostra economia.
“Ora Letta chieda scusa”, ha detto Conte, “e con lui anche tutti gli altri. Grazie al M5s e a quelli che Letta ha chiamato ‘piccoli calcoli elettorali’ è stata trovata una soluzione per 40mila imprese edilizie, lavoratori e famiglie che erano stati dimenticati da tutti”.
In base al nuovo accordo raggiunto, la responsabilità in solido nella cessione dei crediti dei bonus edilizi e del Superbonus si configura solo se il concorso nella violazione avviene “con dolo o colpa grave”.
Salta il tetto di 240mila euro agli stipendi dei manager della Pa e delle Forze dell’Ordine
Ma chiuso un fronte se ne apre un altro. Salta il tetto di 240mila euro agli stipendi dei manager della Pa e delle Forze dell’Ordine, che, di fatto, viene cancellato da un emendamento approvato in fretta e furia in commissione e passato anche in Aula, sia pure con l’astensione di FdI, Lega e M5S.
“Non avevamo alternativa a votarlo per evitare che saltasse tutto e saltassero i 17 miliardi di aiuti alle famiglie” si difende Matteo Renzi, che il tetto lo aveva rafforzato nel 2014 a tre anni dalla sua prima introduzione, nel 2011, per mano del governo Monti. La colpa, dice implicitamente il Pd, è del Mef che ha “riformulato” un emendamento presentato in origine da Forza Italia. Il Mef, però, si chiama fuori, perché avrebbe dato solo un contributo tecnico sulle coperture.
E anche Palazzo Chigi gioca allo scaricabarile facendo filtrare il “disappunto” per una scelta che si addebita a “una dinamica squisitamente parlamentare”. La norma in realtà potrebbe anche rimanere lettera morta, visto che anche se rimanesse tale e quale avrebbe bisogno di un provvedimento attuativo – un decreto della presidenza del Consiglio.
Ma a Palazzo Chigi già si studia come bloccarla, magari con il decreto Aiuti ter, ripristinando per tutti il tetto a 240mila euro. Incassato il via libera di Palazzo Madama al decreto Aiuti bis – il provvedimento ora passa alla Camera – i riflettori si spostano sui prossimi sostegni. Il Senato ha dato anche disco verde alla risoluzione che approva la relazione del Governo sull’aggiornamento di bilancio che serve per utilizzare le maggiori entrate per finanziare il prossimo decreto Aiuti ter. Che sarà votata domani anche dall’aula della Camera per consentire all’esecutivo così di varare il terzo pacchetto di sostegni da 13 miliardi di euro.
Salvini: “Meglio 13 miliardi di zero, ma se pensiamo che questo salvi il sistema industriale ci sbagliamo”
Ma non sono mancate le polemiche. Matteo Salvini che continua a chiedere uno scostamento di bilancio di almeno 30 miliardi ha invitato i senatori a vergognarsi: “Meglio 13 miliardi di zero, ma se pensiamo che questo salvi il sistema industriale ci sbagliamo”. Le misure in cantiere sono destinate soprattutto alle imprese, per le quali c’è da scongiurare il rischio di blocco produttivo.
In particolare, si lavora alla proroga del credito di imposta, con possibile estensione anche ai piccoli esercizi (quelli con potenza sotto i 16,5 kw). Perde quota, considerata solo alternativa, la cig scontata. Torna anche la rateizzazione delle bollette per il quarto trimestre dell’anno. Per le famiglie si punta ad ampliare il bonus sociale.
Nel provvedimento si starebbe studiando anche una possibile accelerazione rispetto all’Europa sul fronte dei prezzi energetici, agendo sul costo del gas e sulla separazione dei prezzi dell’elettricità. L’Europa infatti prende tempo.
Oggi l’Ue annuncerà il pacchetto di proposte contro il caro-energia
Oggi, nel corso del discorso sullo stato dell’Unione che pronuncerà la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, verrà annunciato il pacchetto di proposte contro il caro energia a cui sta lavorando Bruxelles. Ma la cosa certa è che non ci sarà la proposta di un tetto al prezzo del gas. Metano che ieri è risultato in lieve crescita rispetto a lunedì, chiudendo in aumento del 4% a 198 euro al megawattora.