La prossima settimana proseguirà la battaglia in Parlamento sul salario minimo. Ma il governo conferma il suo no. Stefano Fassina, economista ed ex viceministro dell’Economia del governo Letta, oggi presidente dell’associazione Patria e Costituzione, è da considerarsi una battaglia persa quella delle opposizioni contro le buste paga da fame?
“No. È una guerra d’attrito da combattere giorno per giorno, su tutti i fronti: morale, culturale, politico e sociale. Ci sono le opposizioni in Parlamento, finalmente convergenti, a parte Italia Viva, illusa di raccogliere l’eredità politica di Berlusconi. Ci sono la stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali e un tessuto diffuso di esperienze sociali e di movimento. C’è una larga fascia di intellettualità accademica portatrice di solida teoria ed evidenza empirica. Ma è un conflitto durissimo perché la destra, come sempre nella storia, è al servizio dei settori più arretrati del capitalismo italiano. Ripropone la narrazione liberista della povertà come colpa, della disoccupazione come scelta, dei salari infimi come conseguenza della scarsa qualità di lavoratrici e lavoratori”.
Ieri il ministro Nello Musumeci sulla proposta di salario minimo ha detto: “Basta con questo assistenzialismo”. Secondo il ministro Antonio Tajani il salario minimo è roba da Urss.
“I discorsi dei ministri e della Presidente del Consiglio ripropongono le parole degli economisti conservatori e liberali che, negli anni ‘20, fornivano giustificazioni all’offensiva contro i lavoratori. In un’eccellente testo di storia economica, ‘Operazione austerità’, Clara Mattei riporta le seguenti parole di Maffeo Pantaleoni, la punta di diamante degli economisti italiani del tempo: ‘… le classi che hanno redditi minori sono notevolmente deficienti per qualità in confronto delle altre, in modo che questa deficienza è causa del minor reddito e non già il minor reddito causa della deficienza’. L’ideologia copre la difesa degli interessi più forti e più miopi”.
Fratelli d’Italia insiste col dire che la proposta è priva di copertura finanziaria.
“Quali sarebbero le coperture necessarie? L’aumento dei salari poveri avrebbe un moltiplicatore altissimo, ossia ogni euro in più verrebbe speso perché ne beneficerebbe chi oggi fa grande fatica a sopravvivere. Aumenterebbe la domanda interna e in larga misura il Pil. Si avrebbe, quindi, un effetto positivo sulle entrate, utile a compensare l’eventuale minore gettito conseguente alla riduzione dei profitti. Inoltre, insisto ancora una volta sugli enormi extra-profitti accumulati negli anni della pandemia e dell’impennata dei prezzi dell’energia. La destra li lascia intonsi”.
Perché secondo lei le destre sono così contrarie a una legge di civiltà come questa?
“Perché le destre, ab origine, difendono gli interessi dei più forti. Nessuna sorpresa. Il fascismo in Italia venne larghissimamente sostenuto e legittimato dalla borghesia industriale e dall’aristocrazia agraria per fermare l’avanzata del movimento operaio. Non sono tra quelli che etichettano come fascista la destra italiana, come non era fascista il Partito Conservatore nel Regno Unito negli anni ‘20. Semplicemente, le destre svolgono il loro compito. La politica è strutturata in riferimento ai diversi interessi economici. L’economia è politica. La favola liberista ha raccontato, da un lato, la società come interazione armoniosa tra individui in cerca di massimizzazione della propria utilità e, dall’altro, la politica come rappresentanza di cittadini indistinti sul piano sociale. Il guaio è che, dopo l‘89, ha convinto anche la sinistra. Il lavoro, in quanto interesse distinto e specifico, è rimasto senza rappresentanza politica efficace”.
Taglio del cuneo fiscale: è stata questa la risposta del governo all’enorme emergenza salariale che c’è in Italia?
“La differenza è evidente: se tagli il cuneo fiscale devi tagliare anche la spesa sociale. Quindi, da una parte lavoratrici e lavoratori prendono qualche euro in più. Dall’altra, perdono sanità, scuola, servizi pubblici. Purtroppo, l’invocazione facile dell’illusoria scorciatoia del cuneo fiscale è anche responsabilità del centrosinistra”.
Tra agosto e dicembre saranno spendibili i 382,50 euro della social card. Che ne pensa?
“È una misura propagandistica. Le reti Rai la racconteranno come una grande operazione di attenzione ai poveri. Tentano di far dimenticare il taglio del reddito di cittadinanza. La favola della destra sociale”.
Il ministro Matteo Salvini auspica una grande e definitiva pace fiscale. Che messaggio si dà ai contribuenti?
“Innanzitutto, evitiamo di assecondare l’operazione linguistica della destra. È insopportabile l’utilizzo del termine di “pace fiscale” e, ancor di più, quello di “pizzo di Stato”, riproposto da ultimo in campagna elettorale a Catania dalla nostra premier. Lo Stato siamo noi. Lo Stato non è in guerra contro i cittadini italiani. Lo Stato non è una forma di criminalità organizzata. Siamo di fronte a quel fenomeno, purtroppo già sperimentato in Italia, che Gramsci definiva ‘sovversivismo dall’alto’. Ma l’evasione fiscale è un fenomeno complesso. Da vice ministro dell’Economia riconobbi l’esistenza di un’ ‘evasione di sopravvivenza’. Da allora, tutti i governi che si sono succeduti hanno, prima introdotto, poi allargato il cosiddetto “fortettone” fiscale per i redditi da lavoro autonomo e da professione. Ora, i ‘piccoli’ vengono usati strumentalmente per arricchire ancora di più i ‘grandi’, ovviamente a discapito dei redditi da lavoro dipendente e da pensione, colpiti in termini di minore welfare”.
Dalla giustizia all’Autonomia differenziata: questo governo litiga su tutto. È d’accordo solo sulla guerra ai poveri?
“In realtà, sull’occupazione della Rai come delle aziende partecipate hanno trovato subito l’accordo. La guerra ai poveri, ma più in generale al lavoro, è conseguenza dell’impianto corporativo dell’agenda di governo. La destra tutela i suoi interessi di riferimento e colpisce gli altri. Sull’autonomia differenziata, dobbiamo incalzare FdI alla coerenza con il suo amore per la Patria. Giorgia Meloni fa campagna elettorale per Vox in Spagna, un partito che vuole colpire le autonomie costitutive di quella Repubblica. Qui, FdI lascia alla Lega Nord spaccare l’Italia?”.