“La destra scarica l’Autonomia, ormai nessuno la difende”: parla il deputato di Avs Zaratti

Sull'Autonomia differenziata parla il deputato di Avs, Filiberto Zaratti: "Stiamo valutando un referendum abrogativo".

“La destra scarica l’Autonomia, ormai nessuno la difende”: parla il deputato di Avs Zaratti

Caos alla Camera sull’Autonomia differenziata. Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra in commissione Affari costituzionali, cosa è successo ieri in Aula e perché ci sono state proteste?
“Sono proteste che riguardano una questione fondamentale: la maggioranza sta portando in Aula un provvedimento epocale, che cambia la natura delle nostre istituzioni, e si ostina a non partecipare al dibattito. Non c’è nessun esponente della maggioranza che prende parola per difendere il provvedimento, espropriando la Camera del diritto/dovere di intervenire su un testo così importante, arrivato dal Senato e che non è possibile modificare neanche di una virgola. C’è un rifiuto a discutere nell’Aula della Camera, di fatto verrà approvato senza alcuna discussione. L’opposizione sta chiedendo chiarimenti che non arrivano”.

Cosa hanno fatto le opposizioni?
“Abbiamo chiesto più volte alla presidenza della Camera di garantire all’opposizione di svolgere il suo mandato e la sua funzione. Più volte abbiamo chiesto che si argomentasse per quale ragioni intendono portare avanti questo provvedimento. Temiamo ci sia una divisione in maggioranza perché le critiche che Forza Italia e Fratelli d’Italia fanno nei corridoi della Camera in realtà non trovano eco nel dibattito parlamentare”.

Lei parla di una maggioranza muta sull’Autonomia differenziata, crede che questo silenzio sia legato solamente al risultato elettorale al Sud?
“Il provvedimento non ha la maggioranza nel Paese naturalmente. Le elezioni del Sud ci dicono come la pensano i cittadini sull’Autonomia. Il governo ha fatto la marcia trionfale a Caivano portando ministri e presidente del Consiglio, la conseguenza di questa campagna elettorale è il fatto che il centrosinistra ha una larghissima maggioranza a Caivano. Non c’è consenso nel Paese e neanche tra i deputati di maggioranza, che si rendono conto dello sconcerto dei cittadini. Ora assistiamo a un patto scellerato tra Meloni e Salvini, la cui conclusione sarà la spaccatura dell’Italia, una più ricca e una più povera, in cui curarsi ad Agrigento non sarà come curarsi a Milano”.

Pensa che nel voto del Sud la maggioranza, e soprattutto la Lega, abbia pagato il prezzo dell’Autonomia?
“La Lega riesce nell’impresa di pagarlo al Sud elettoralmente e anche al Nord, perché c’è una fuga verso Fratelli d’Italia. Al Sud la Lega sta sempre più sparendo”.

C’è ancora possibilità di fermare l’Autonomia e crede che la maggioranza possa tornare sui suoi passi?
“Io spero sempre, siccome sono ottimista, che questo possa avvenire. La condizione per cui questo possa accadere è legata al dibattito parlamentare: speriamo che nel dialogo possano emergere anche differenze all’interno della maggioranza. Siccome riteniamo che l’Autonomia cambi la natura della Repubblica e che sia a rischio l’unità del nostro Paese, continueremo anche nei prossimi giorni a portare avanti le nostre iniziative dentro e fuori dal Parlamento, anche con diversi strumenti che possono essere utilizzati. Compreso un eventuale ricorso al referendum abrogativo, abbiamo già dato incarico ai nostri legali: stiamo valutando, perché ci sono dei problemi procedurali, la possibilità che si faccia ricorso al referendum. Anche perché c’è pure un altro tema: se noi trasformiamo l’Italia in 21 piccole repubbliche, con sistemi fiscali, sanitari, energetici diversi, quale sarà l’imprenditore che verrà a investire in Italia? Questa scelta porterà alla totale marginalizzazione dell’Italia come Paese e della sua economia”.

Quanto sta succedendo sull’Autonomia può essere legato anche al premierato e alla riforma della giustizia e può avere ripercussioni pure su queste altre due riforme?
“Assolutamente sì, il patto scellerato parte da questo assunto. Non credo si possa governare un Paese dividendosi la torta come se si fosse al bar. Non si possono fare riforme così importanti senza un coinvolgimento fattivo del Parlamento. Senza emendamenti, che potrebbero essere anche approvati. Le riforme non si fanno a colpi di maggioranza o per favorire ognuno il suo partito, per mettere una medaglietta sul petto”.