Il giorno della verità. Sul salario minimo oggi l’Aula della Camera ha deciso il destino della proposta di legge delle opposizioni. Compatte, con l’unica eccezione di Italia Viva. Il testo è approdato in Aula dopo i due mesi di sospensione chiesti dal governo.
Ma subito è arrivata la richiesta di un rinvio in commissione Lavoro per ulteriori approfondimenti dopo che il Cnel ha predisposto un documento che, di fatto, boccia i 9 euro l’ora. I partiti di opposizione si preparano alle barricate e presentano i risultati della raccolta firme. Ma la Camera ha dato il via libera al ritorno in commissione con 21 voti di margine.
Chiesto il rinvio in commissione
Il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto, ha chiesto in Aula il rinvio in commissione. Una richiesta legittima per la presidenza della Camera, come spiegato dalla vicepresidente Anna Ascani, dopo le proteste del Movimento 5 Stelle che ritiene inammissibile la richiesta.
Protesta il leader di Azione, Carlo Calenda, parlando di “errore drammatico” della maggioranza. Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, la maggioranza butta “la palla in tribuna” e fugge dalla realtà. Proteste inutili, perché la Camera ha approvato il ritorno in commissione del testo.
Le opposizioni rilanciano la raccolta firme sul salario minimo
In conferenza stampa, prima dell’approdo in Aula del testo, le opposizioni hanno rilanciato la loro battaglia spiegando di aver raccolto “più di mezzo milione” di firme con la petizione a sostegno della proposta di legge che introdurrebbe i 9 euro l’ora.
La petizione è ancora aperta e, come sottolinea l’ex ministra del Lavoro del Movimento 5 Stelle, Nunzia Catalfo, il tema è “molto sentito dai cittadini del nostro Paese: coinvolge 3 milioni di lavoratori dipendenti e molti lavoratori autonomi”.
Per Maria Cecilia Guerra (Pd), si tratta di una “battaglia fondamentale: non la lasceremo cadere mai”. Per Guerra oggi “rischia di compiersi l’ennesimo atto di scempio” sul salario minimo.
Salario minimo, cosa succede ora
In caso di rinvio in commissione è probabile che venga predisposto un nuovo testo da parte della maggioranza, tornando sulle conclusioni del Cnel. Non una proposta sul salario minimo, bocciato dal governo e dal Cnel.
Si potrebbe trattare di un’altra proposta sul lavoro povero che parta dal rafforzamento dei contratti collettivi, come indicato proprio dal Cnel. Di fatto sarebbe un modo per mascherare il no alla proposta sul salario minimo (che ha un largo consenso nell’opinione pubblica) per provare a rivendicare l’approvazione di un provvedimento comunque diverso e meno incisivo.