Forte ‘sto governo. Mentre Silvio studia come rosicchiarlo, il suo Mulè apre la sagra dei fraintendimenti. Intanto scoprono che per fare nuovi ministeri non basta inventarsi un nome. E poi c’è il solito Salvini bugiardo.
IN MERITO AL MERITO
La risposta migliore sul ministero del Merito voluto da Meloni e i suoi alleati la dà in un’intervista Mario Lancisi, biografo di Don Milani: “Uguaglianza e merito – dice Lancisi – si integrano in un processo collettivo in cui ciascun ragazzo si mette al servizio degli altri. Vince il noi, non l’io. Il lavoro di squadra e non l’invenzione del genio. Non il merito ma la solidarietà di gruppo. Io vedo nel ritorno classista al merito la spia culturale di un governo che punta alla società dei più forti e dei più ricchi. Aver voluto aggiungere la dicitura del merito al ministero dell’Istruzione non è quindi un’operazione folkloristica, ma funzionale all’ideologia di destra dei nuovi padroni d’Italia”. Ecco tutto.
LA SAGRA DEL FRAINTESO
Come da copione in Forza Italia si parte con il “sono stato frainteso”. Il berlusconiano Giorgio Mulè in un’intervista a Repubblica pone il problema “dell’incompatibilità” di Tajani e Bernini che ricoprono ruoli di governo e di partito. Non serve essere troppo furbi per capire che chiede le dimissioni dai loro ruoli all’interno di Forza Italia. Nel pomeriggio dice di essere stato “frainteso”: “Non ho detto che Tajani ‘deve dimettersi’. In quest’ultimo caso sarei incorso nell’uso dell’imperativo che è modo da non coniugare in politica”, dice. In sostanza: Tajani deve dimettersi, ma gentilmente.
FACILE CAMBIARE SOLO I NOMI
Ora c’è il ministero del Mare, della Sovranità alimentare, della natalità e così via. Solo che per cambiare nome serve un decreto, non basta dirlo tutti contenti ai giornalisti. E soprattutto bisogna decidere chi fa cosa. Salvini, ad esempio, sfruttando il buco legislativo sta incontrando membri della Guardia Costiera per cominciare subito a giocare alla caccia al migrante. Solo che il ministro del Mare, Nello Musumeci, dice che i porti sono di sua competenza, visto che stanno nel mare. A questo punto potrebbero risolverla facendo un bel ministero dei porti.
SBUGIARDATO SALVINI
Decreti “Sicurezza”, 30 miliardi per i rincari, autonomia ed estensione della flat tax: in campagna elettorale Salvini voleva che queste misure fossero adottate nel primo Consiglio dei ministri di un governo di centrodestra. Le cose non sono andate così. Strano, eh?
È LA STAMPA, BELLEZZA…
Su Twitter Fabio Chiusi ha deciso di buttare un occhio sulla stampa italiana di fronte al cambio di potere. Sulla home page di Libero ieri fioccavano articoli già in odore di complotto: “Magistrati e alta finanza, è già pronto il complotto contro la Meloni”, titolavano. E poi: “La bomba non è ancora esplosa. Ma…”. Meloni rischia, voci dalle Sacre stanze”. Altri quotidiani si sono sprecati su articoli editoriali sulle scarpe di Meloni. Insuperabile il titolo de Il Messaggero: “Meloni, il look: cambio scarpe a Palazzo Chigi, arriva senza tacchi, poi indossa le decolletés. Cinque paia in tre giorni”.
Tiscali incensa e tira un sospiro di sollievo: “E Giorgia finalmente ha sorriso”, “con quella carica empatica che fa della leader della destra italiana una figura che riesce a strappare simpatia anche da chi sta da tutt’altra parte della geografia politica”. Furio Colombo a L’aria che tira dice: “La performance di Giorgia Meloni è stata perfetta, con grazia, eleganza e senza eccessi di solennità”. Non c’è che dire, con questo giornalismo cane da guardia del potere il Governo starà già tremando.
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