Ormai siamo quasi abituati a leggere sui giornali tutto e il contrario di tutto. Si spera sempre però che ci sia un limite al peggio. E invece no: ci sono giorni in cui pare quasi che l’ordine naturale delle cose venga sovvertito. E così non solo non si racconta un episodio gravissimo ma chi formalmente ne sarebbe responsabile diventa “eroe” perché si starebbe interessando a una cosa tutto sommato di secondaria importanza. Col risultato, paradossale e grottesco assieme, che chi dovrebbe finire sul bando degli imputati viene invece esaltato. E, dulcis in fundo, tutto questo avviene non con un quotidiano formalmente vicino al governo e a Giorgia Meloni. Ma con Repubblica.
L’Agenzia per la cybersecurity dà la caccia al “pezzotto”. Intanto il nostro Paese è bersagliato da decine di attacchi informatici
Riavvolgiamo il nastro a questo punto, e capiamo di cosa stiamo parlando. Due giorni fa l’Italia è stata vittima di uno dei più poderosi attacchi hacker dell’ultimo periodo. Ad orchestrarlo un gruppo anonimo russo. Dunque a maggior ragione da tenere sotto controllo. E invece? Il sistema è stato evidentemente bucato. Un debutto nerissimo quello della rinnovata cybersicurezza targata Giorgia Meloni, dunque, che soltanto due settimane fa, dopo le dimissioni dell’allora vertice Roberto Baldoni, aveva scelto Bruno Frattasi (nella foto) – tra l’altro tra le polemiche delle opposizioni che sottolineavano come l’ex prefetto di Roma non avesse esperienze informatiche sufficienti – per gestire questa delicata fase e che ora si trova a fronteggiare l’ennesimo attacco degli hacker russi a numerosi siti istituzionali.
L’ultimo assalto informatico è stato rivendicato, come altri in passato, dal collettivo filorusso “NoName057”
A colpire è stato, come già successo nei mesi scorsi, il collettivo di cybercriminali denominato NoName057 che ha già rivendicato l’assalto informatico a uno sterminato numero di pagine web tra cui l’Atac, il ministero dei Trasporti, l’Autorità regolatrice dei trasporti, l’aeroporto di Bologna, il sito della Camera dei deputati, quello del ministero della Difesa, il ministero degli Esteri e il sito del Governo. Malgrado l’attacco avvenuto con la tecnica Ddos, tutte le pagine colpite sarebbero accessibili e, stando a quanto trapela, i criminali non sarebbero riusciti a estrarre dati sensibili o altro tipo di informazioni. Ma, al di là di questo dettaglio (che, per carità, dettaglio non è), è evidente che qualcosa lato Italia non ha funzionato.
Eppure, nonostante la delicatezza di quanto accaduto, non tutti i giornali hanno deciso di affrontare il tema in egual misura. Repubblica non solo non ha dato rilievo alla notizia, ma ha costruito un articolo in apertura di pagina esaltando la fondamentale battaglia prossima dell’Agenzia per la cybersecurity. Il titolo è a dir poco roboante: “L’Agenzia contro il pezzotto”. E già. Mentre in Italia si abbattono attacchi hacker direttamente legati al conflitto in corso in Ucraina, il problema italiano sono solo e soltanto i pirati delle partite di calcio e dei film, contro cui però ora “scende in campo” l’Agenzia di Frattasi, come recita l’articolo.
Addirittura pure le banche aiuteranno a capire se ci sono guadagni illeciti legati alle edicole digitali. Un dispiegamento di forze che neanche per frenare la corruzione dilagante. Non solo. A leggere l’articolo di Repubblica, appare chiaro che il merito sarebbe di Federico Mollicone, deputato molto vicino a Giorgia Meloni. Che, non a caso, non usa mezzi termini: “Facciamo sul serio”, dice. Per carità: non per frenare e bloccare gli attacchi hacker. Quelli pazienza. L’importanza è dare la caccia al “pezzotto”. Il calcio è sacro.