Ogni chilometro di autostrada genera annualmente ricavi medi per oltre 1,1 milioni, dei quali 300mila euro vanno allo Stato e 850mila alle concessionarie, che beneficiano anche dei ricavi da subconcessioni e da altre attività commerciali svolte sulla rete. Sarebbe sufficiente questo dato fornito da Bankitalia e inserito nell’ultima relazione sulle concessioni autostradali inviata dalla Corte dei Conti alle Camere per avere una dimensione di quanto i Benetton guadagnano con Aspi e per comprendere il perché delle mille battaglie che la società sta facendo per non essere messa alla porta dal Governo a due anni di distanza dalla tragedia del Ponte Morandi.
Sempre la Banca d’Italia ha anche evidenziato che, nel corso degli anni, i ricavi per le concessionarie sono più che raddoppiati, passando da 2,5 miliardi nel 1993 a oltre 6,5 miliardi nel 2012. E tutto grazie a un sistema tariffario che ha visto gli utenti costretti a pagare sempre di più. Nel 2017, in base all’analisi fatta dalla Corte dei Conti, i ricavi netti da pedaggio sono stati pari a 5.901 milioni, con un incremento del 3,3% rispetto all’esercizio precedente, e gli altri ricavi sono stati di 560 milioni. Il risultato netto aggregato di esercizio è inoltre, sempre per il 2017, di 1.582 milioni, con un incremento del 42% nell’arco di 12 mesi. E quegli spiccioli per le manutenzioni su cui ha appena battuto anche l’Anac, che ha calcolato il 2,2% delle spese previste nei piani economico-finanziari?
Secondo Aiscat, l’associazione che rappresenta le concessionarie autostradali, la riduzione degli investimenti è legata alle “incertezze normative”, agli “abnormi tempi di approvazione dei progetti” e , allo “stallo relativo all’approvazione dell’aggiornamento dei piani economico-finanziari”. Ecco dunque che nel 2016 le concessionarie hanno incassato 5,7 miliardi e speso 2,9 miliardi per i costi di produzione, che includono 943 milioni per gli stipendi e 646 milioni per le spese di manutenzione.
Atlantia controlla l’88% di Autostrade per l’Italia e il 30,2% della società è di Sintonia, la finanziaria lussemburghese di Edizione, la holding dei Benetton. Dal Bilancio 2013-2017 di Atlantia emerge che in 5 anni ha potuto accantonare 4,05 miliardi di utili, ditribuendone il 93% agli azionisti e spendendo 2,1 miliardi per le manutenzioni. Ovvio che la battaglia per salvare la concessione sia feroce. Ma il premier Giuseppe Conte non molla.