A proposito di integrazione l’Italia si trova nuovamente sotto i riflettori internazionali per una questione che sa di medioevo. La Bbc, con un articolo dal titolo eloquente sulla “città italiana che ha bandito il cricket”, ha puntato i suoi fari su Monfalcone, piccola cittadina del Friuli-Venezia Giulia che si è guadagnata una fama poco invidiabile.
Ma andiamo con ordine. Monfalcone, nota per il suo cantiere navale Fincantieri, ha visto negli anni un afflusso costante di lavoratori bangladesi, tanto che oggi quasi un terzo della popolazione è di origine straniera. E fin qui nulla di strano per una cittadina industriale in un’Italia che invecchia e ha disperato bisogno di manodopera. Il problema nasce quando questi nuovi cittadini decidono di praticare il loro sport nazionale: il cricket.
La sindaca Anna Maria Cisint, esponente della Lega di Matteo Salvini, ha deciso che il cricket non s’ha da giocare. Con una mossa che sa più di crociata che di amministrazione pubblica, ha di fatto bandito questo sport dalla città. Le motivazioni? Ufficialmente mancanza di spazi e pericoli legati alle palle da cricket. Ma leggendo tra le righe dell’articolo della Bbc, emerge una realtà ben più inquietante.
Miah Bappy, capitano di una squadra locale, rivela alla giornalista Sofia Bettiza che il vero motivo del divieto è la loro condizione di stranieri. Aggiunge che se osassero giocare all’interno di Monfalcone, la polizia interverrebbe immediatamente per fermarli. Una situazione che sa di apartheid sportivo, con multe fino a 100 euro per chi osa impugnare una mazza da cricket all’interno dei confini comunali.
La crociata anti-cricket: quando lo sport diventa un pretesto
Ma la storia non finisce qui. Mentre la comunità bangladese si vede costretta a giocare in un parcheggio fuori città, la sindaca Cisint si prepara a portare la sua crociata anti-cricket (e non solo) in Europa. Sì, perché la paladina della “difesa dei valori cristiani” è stata eletta al Parlamento europeo, entrando orgogliosamente nel gruppo dei Patrioti europei. U
n’ascesa politica costruita sulla retorica anti-immigrazione e sulla lotta a quello che lei chiama “un forte processo di fondamentalismo islamico” nella sua città. La situazione ha raggiunto livelli tali che la stessa Cisint è ora sotto protezione 24 ore su 24 a causa di minacce di morte ricevute per le sue posizioni sui musulmani.
Oltre Monfalcone: un raggio di speranza nel vicino San Canzian d’Isonzo
Ma non tutto è perduto. Mentre Monfalcone chiude le porte al cricket, il vicino comune di San Canzian d’Isonzo le apre. Come riportato da un articolo sul giornale locale Il Goriziano, il campo sportivo di Begliano è stato messo a disposizione di venti squadre bengalesi per tutte le domeniche fino a fine luglio. Un’iniziativa salutata come “storica” dal segretario dell’asd Monfalcone Tigers, Ahmed Masum, e sostenuta da consiglieri regionali e rappresentanti locali.
Il sindaco di San Canzian, Claudio Fratta, ha dichiarato: “Abbiamo inteso dare spazio allo sport per offrire un’opportunità a tutto il territorio e garantire a ognuno un momento di svago e divertimento”. Parole che suonano come una lezione di civiltà e integrazione per la vicina Monfalcone.
La storia di Monfalcone e del suo divieto di cricket è emblematica di un’Italia che fatica ancora a fare i conti con la sua nuova realtà multiculturale. Da un lato abbiamo amministratori che vedono nell’integrazione una minaccia, dall’altro comunità che chiedono solo di poter vivere e lavorare in pace, praticando i loro sport e le loro tradizioni.
Il fatto che la Bbc abbia dedicato un intero articolo a questa vicenda è indicativo di quanto l’Italia sia ancora percepita all’estero come un paese arroccato su posizioni retrograde in tema di immigrazione e integrazione.