di Gaetano Pedullà
È il bello dell’estate. Sotto l’ombrellone le discussioni si fanno più leggere, in vacanza qualche “sparata” si perdona e anche un certo gusto del paradosso può risultare piacevole. Ma da qui ad aprire la sagra di chi la spara più grossa ce ne vuole. Lunedì aveva cominciato il premier Enrico Letta. Messo all’angolo da una parte dai falchi del Pdl, pronti a vendicare la condanna di Berlusconi, e dall’altra dai renziani del Pd che vogliono andare a votare subito, prima che evapori l’ultimo credito rimasto tra gli elettori, il premier ci ha informato che la crisi sta finendo. Ieri tutti i giornali di saliva e di governo hanno riportato fedelmente il verbo, lasciando a dir poco senza parole i lettori, compresi quelli che magari avevano appena dovuto digerire l’aumento di prezzo del loro quotidiano proprio a causa della crisi. Nessun contraddittorio, pochissime voci in grado di dire che il re è nudo, niente sofisticate analisi di professori universitari o banali considerazioni raccolte sulla strada, dove la ripresa di cui parla Letta non l’ha vista davvero nessuno. Visto allora che il giochino funziona, ieri il ministro dell’economia (che non c’è) Fabrizio Saccomanni ha pensato bene di candidarsi all’oscar delle illusioni di mezza estate, annunciando che la recessione è finita. Uno scoop, o se preferite una sberla a quei poveri statistici dell’Istat che solo pochi giorni fa ci segnalato il record storico della disoccupazione giovanile. Ma può un ministro scavalcare il suo premier? No, e allora riecco Letta che si avventura nel più ardito degli annunci mai fatti fin ora: la ripresa arriverà nel prossimo semestre. Certo, può darsi che questa profezia arrivi dai suoi amici dell’Aspen o delle altre congregazioni di potere finanziario a cui aderisce il nostro presidente del Consiglio. Ma detta così, mentre non si trovano i soldi per ridurre un cuneo fiscale che sta uccidendo il lavoro, per sostenere i consumi, neppure pochi spicci per togliere simbolicamente l’Imu o scongiurare definitivamente l’aumento dell’Iva, beh, più che messaggi rassicuranti sembrano piuttosto colpi di sole.