di Francesca Malandrucco
A.a.a. cercasi partner economico per l’Eliseo. La famiglia Monaci, proprietaria dello storico teatro di Roma riconosciuto dal MIBAC di interesse pubblico, per scongiurare la chiusura è pronta a far entrare nella gestione del teatro nuovi soci. L’Eliseo, infatti, non riesce più a far fronte alla crisi economica. E ora ha difficoltà a pagare anche i diritti alla Siae per gli spettacoli messi in scena, diritti che andrebbero versati alla Società Italiana degli Autori ed Editori ogni 15 giorni.
Questo però non è solo un problema che riguarda l’Eliseo, ma che accumuna molti teatri di Roma, soprattutto i più grandi come ad esempio il Quirino, il Sistina, l’Ambra Jovinelli, alle prese con spese di gestione, contributi e tasse dall’ Imu alla Tares, che polverizzano le risorse. Una situazione di sofferenza come questa forse non si era mai registrata, spiegano dall’Agis Lazio, l’associazione di categoria che annovera tra i propri associati 80 teatri, 45 compagnie di prosa, 18 istituzioni musicali e 70 parchi divertimento in tutto il Lazio. “Dallo scorso ottobre, ovvero’inizio dell’ultima stagione teatrale – conferma Massimo Monaco, che oltre ad essere proprietario dell’Eliseo è anche presidente dell’Agis Lazio – abbiamo registrato un’ulteriore contrazione delle entrate da vendita dei biglietti del 15-20 per cento. Attenzione, però, a diminuire non è il numero degli spettatori, semplicemente le persone cercano di spendere meno e acquistano i biglietti attraverso promozioni e sconti”. Si conferma, così, il trend in caduta dei teatri, che nella stagione 2011-2012, secondo i dati Siae rielaborati dall’Agis avevano già registrato nelle attività di spettacolo dal vivo una contrazione significativa a Roma della spesa al botteghino di quasi il 7 per cento e una riduzione del volume di affari che solo nella Capitale è scesa del 2 per cento, passando da 159 a 156 milioni di euro.
La crisi dei teatri inizia ufficialmente nel 2009 con i primi importati tagli al FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo. Dal 2011 anche gli Enti Locali fanno un passo indietro e smettono quasi del tutto a finanziare progetti presentati dai teatri. “Lo scorso – racconta Monaci – sono spariti poi gli sponsor (solo all’Eliseo il contributo degli sponsor nel 2012 è passato da 370mila euro a 75mila). Ora arriva il calo da ricavi dei biglietti. Il problema è che non esiste una rete di istituzioni capace di rilanciare e valorizzare il settore”.
E in affanno non è solo la Capitale. Un grido di allarme arriva anche dall’Atcl, l’Associazione dei teatri del Lazio che riunisce 60 comuni e 47 teatri. “Nell’ultimo anno e mezzo di attività siamo riusciti a programmare oltre 200mila recite in 52 comuni, con 105mila spettatori – racconta Sandro Berdini, presidente dell’associazione – Dalla Regione però ancora non versano i contributi stanziati dal 2011 per complessivi 2 milioni di euro. Così non possiamo più andare avanti”.
Senza digitalizzazione il cinema laziale muore
La crisi colpisce anche le sale cinematografiche del Lazio alle prese con il problema della digitalizzazione. Se non riusciranno a riconvertirsi entro il 31 dicembre dovranno chiudere i battenti. A rischio sono almeno 90 schermi cinematografici nella regione. Su 437 schermi nel Lazio, di cui 342 concentrati a Roma, poco più del 50 per cento si è riconvertito al digitale, come previsto dalla legge. Per i restanti 192 schermi il digitale è ancora una lontana chimera. In molti casi si tratta di piccole o piccolissimi sale cinematografiche che non riescono a fare fronte ad un investimento per l’innovazione tecnologica di alcune centinaia di migliaia di euro. “L’ultimo intervento regionale a sostegno della digitalizzazione delle sale cinematografiche – denuncia Massimo Arcangeli, segretario generale dell’Anec Lazio – risale al 2009 e ha avuto un iter farraginoso durato oltre 3 anni e in alcuni casi ancora non concluso. Sono state appena una decina le imprese finanziate”. Ora però la Regione Lazio si dice disponibile ad andare in aiuto degli esercenti di cinema mettendo a bando nuove risorse pubbliche, mentre la dead line del 31 dicembre è sempre più vicina.