Non è finita. Neanche con il primo taglio dei tassi d’interesse. La crisi immobiliare non si può lasciare facilmente alle spalle. A testimoniarlo sono gli ultimi dati della Banca d’Italia nella sua pubblicazione “La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale”. Il mercato dei mutui continua a vivere una situazione difficile, con un crollo a fine 2023 e i primi mesi del 2024 che non fanno segnare alcun miglioramento. La pubblicazione sulle economie regionali evidenzia che nel primo trimestre dell’anno le banche “si attendono un ulteriore calo della domande di mutui, mentre le richieste di credito al consumo dovrebbero tornare ad aumentare”.
Certo, il taglio dei tassi è arrivato solo a giugno, ma è pur vero che la riduzione dei mutui era già iniziata da qualche mese, ma a quanto pare senza effetti concreti sulle richieste da parte delle famiglie che vogliono acquistare casa. Tra l’altro si veniva da una situazione già molto complicata, con la seconda metà del 2023 che aveva visto un’ulteriore riduzione della domanda “in tutte le aree del Paese, continuando a risentire del rialzo dei tassi”. I criteri di offerta sui mutui per l’acquisto di abitazioni, viene sottolineato, si sono irrigiditi in tutte le zone geografiche. Inoltre è aumentata la durata media dei mutui erogati nel 2023, mentre è sceso il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile.
Non solo la crisi immobiliare e i mutui, pochi i crediti anche alle imprese
Non va meglio la domanda di credito per le aziende, tanto del Nord quanto del Sud. A fine 2023 è infatti continuata a calare la domanda, mentre al Centro le richieste di finanziamenti sono tornate a crescere moderatamente. Al Nord e al Sud, invece, hanno inciso l’indebolimento della congiuntura e ovviamente anche i tassi di interesse più elevati praticati dalle banche. Ma hanno avuto un ruolo sulla riduzione della domanda anche il maggior ricorso all’autofinanziamento e le minori esigenze per la ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse.
La domanda destinata alla copertura del capitale circolante è cresciuta al Centro-Sud, quella per il finanziamento degli investimenti è invece aumentata al Centro. Mentre i criteri di offerta di credito alle imprese si sono lievemente irrigiditi nelle regioni centro-settentrionali, restando invariati nel Mezzogiorno. Nel 2023, inoltre, si è registrata una “riallocazione della domanda di strumenti finanziari, che si è spostata dai depositi bancari. Strumenti più remunerativi”. Un processo più accentuale nel Centro e nel Nord-Ovest, con i risparmiatori che hanno aumentato gli investimenti soprattutto in titoli di Stato, obbligazioni bancarie e quote di Oicr.