Possiamo definirla, con una metafora calcistica, una doppietta. Ma nella propria porta, se ragioniamo dal lato del governo. Per l’esecutivo arriva un’altra doccia gelata sulle previsioni di crescita per il 2024 e il 2025. Da una parte il Fondo monetario internazionale e dall’altra Confindustria portano cattive notizie per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: gli obiettivi di crescita fissati dal governo sono sempre più lontani. L’esecutivo continua a sperare in un Pil in rialzo dell’1% per l’anno in corso e poi dell’1,2% per il 2025. Molto difficile, a giudicare dalla doppia doccia fredda arrivata nelle scorse ore.
Crescita ferma: l’amara doppietta
Partiamo dal Fondo monetario internazionale, che stima per il 2024 una crescita allo 0,7%. E le cose non andranno molto meglio il prossimo anno, con un dato in salita solo dello 0,8%. Rispetto alle precedenti previsioni di luglio, vengono confermate le stime per quest’anno e riviste al ribasso quelle per il prossimo. In entrambi i casi su valori più bassi di quelli auspicati dal governo. Il Fmi sottolinea che la crescita sarà contenuta nonostante l’aumento della domanda interna di cui beneficerà l’Italia grazie al Pnrr. Per quanto riguarda il debito pubblico, è attesa una crescita al 136,9% nel 2024 e poi al 138,7% nel 2025.
L’ormai solita magra consolazione arriva dalla Germania, che quest’anno sarà a crescita zero. Nel 2025, invece, crescerà come noi dello 0,8%, nonostante previsioni al ribasso anche per Berlino. Meglio farà la Francia, la cui crescita è attesa dell’1,1% sia quest’anno che il prossimo. Vola la Spagna: +2,9% (molto meglio del previsto) nel 2024 e poi +2,1% nel 2025. Complessivamente, a livello mondiale, la crescita sarà del 3,2% sia quest’anno che il prossimo.
Non sono migliori le previsioni del Centro Studi di Confindustria, secondo cui “rallenta la crescita” e “nei prossimi anni diversi fattori mettono a rischio” la risalita del Pil. Per quest’anno la crescita attesa è dello 0,8%, un dato inferiore alle stime della scorsa primavera e uguale a quelle della Banca d’Italia. Ma senza dubbio più basse di quelle del governo. Ma la notizia peggiore per l’esecutivo arriva per il 2025, quando il Mef si attendeva una crescita nettamente maggiore. Invece quella prevista da Confindustria è solo dello 0,9%, due decimi in meno rispetto alle precedenti previsioni e tre rispetto a quelle governative. Gli industriali temono una frenata nel prossimo anno degli investimenti (-1,3%), legato alla fine o al ridimensionamento dei bonus edilizi, a partire dal Superbonus. E non bastano neanche i cantieri del Pnrr a compensare del tutto il calo.