La crescita non riparte: doppia stroncatura per l’Italia

Banca d'Italia e Fondo monetario internazionale confermano la debolezza della crescita . E anche nel 2025 una vera ripresa non ci sarà.

La crescita non riparte: doppia stroncatura per l’Italia

La crescita italiana resterà debole. Tanto dalla Banca d’Italia quanto dal Fondo monetario internazionale arrivano brutte notizie per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Le previsioni per il 2025 non sorridono al nostro Paese, come evidenzia il Fmi nel suo World Economic Outlook: la crescita sarà debole sia nel 2025 che nel 2026 e sarà al di sotto di quella dell’Eurozona. L’Italia che traina la crescita europea è ormai un ricordo lontano. E il bollettino economico trimestrale della Banca d’Italia certifica che nell’ultimo trimestre del 2024 la crescita non ha ritrovato vigore.

La crescita italiana al palo: le previsioni del Fmi

Partiamo dal Fmi, che rivede al ribasso le stime del Pil: dopo un 2024 asfittico la ripresa non ci sarà neanche quest’anno, con un +0,7% (in calo dello 0,1% rispetto alle già non brillanti stime precedenti). Andrà solo leggermente meglio nel 2026, restando sempre al di sotto dell’1% (+0,9%). La revisione al ribasso deriva dalle sfide di medio termine per l’economia e dall’incertezza internazionale, legata anche a questioni come i possibili dazi di Donald Trump. L’Italia resterà al di sotto dell’Eurozona, che crescerà dell’1% quest’anno e dell’1,4% nel 2026. E anche per il 2024 l’Italia cresce (allo 0,6%) meno dell’Eurozona (0,8%). Il Fmi ha rivisto al ribasso anche le stime per Francia e Germania: Parigi crescerà dello 0,8% quest’anno, Berlino dello 0,3%. Ma entrambe raggiungeranno l’1,1% l’anno prossimo. Mentre a correre sarà la Spagna, con una crescita del Pil superiore al 2%.

Gli scenari secondo la Banca d’Italia

Secondo il bollettino di Bankitalia la debolezza della crescita di fine 2024 in Italia deriva dalla fiacchezza di manifattura e servizi, ma anche dalla flessione dei consumi delle famiglie. Confermato quindi un Pil del +0,5% per il 2024, mentre per quest’anno si stima un +0,8%. Le stime risentono però di una “elevata incertezza” per lo scenario internazionale e per i possibili inasprimenti dei dazi Usa, che avrebbero “effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie”.

D’altronde l’Italia è molto esposta verso l’Usa, che è la seconda destinazione per le vendite italiane, dopo la Germania. Tornando all’Italia, l’economia viene penalizzata da consumi e investimenti stagnanti, oltre che dalla flessione delle esportazioni. Un capitolo viene dedicato all’occupazione: mentre il numero di occupati aumenta, a preoccupare è il fatto che le ore lavorate per addetto è in calo. Inoltre è elevato il ricorso alla cassa integrazione guadagni e flette la partecipazione nelle fasce più giovani, il che porta a far scendere la disoccupazione ma a fronte di più inattivi.