Per salvare i nostri mari, soffocati dalla plastica, servono investimenti, ma occorre investire bene. Quanto ha fatto sinora l’Italia ha prodotto buoni risultati, che sono però ancora insufficienti e mancano anche gli strumenti per accertare quanto ci costa il degrado delle acque che circondano la penisola e quale sia invece il valore di un ambiente del genere tenuto in salute. Attorno al Mediterraneo ruota una fetta notevole della green economy ed è necessario fare di più e in fretta. A sottolinearlo, dando al Governo sei mesi di tempo per correggere la rotta, è la Corte dei Conti, nella relazione appena depositata sulla cosiddetta strategia marina.
IL SISTEMA. Con una direttiva del 2008, l’Ue ha messo a punto la Marine Strategy, per conseguire un buono stato ambientale dei mari che circondano il vecchio continente entro il 2020 e proseguire poi nella tutela dei delicati ecosistemi. La strategia è impostata su attività da ripetere ogni sei anni, articolate in tre fasi: la definizione dello stato ecologico iniziale dell’ambiente marino e degli obiettivi ambientali, la definizione e l’attuazione di programmi di monitoraggio dell’ambiente marino, e la predisposizione di misure finalizzate al raggiungimento di un buon stato ecologico dell’ambiente marino entro il 2020 e l’attuazione di tali misure. L’Italia, che ha iniziato il secondo ciclo, ha ottenuto risultati importanti, ma per la Corte dei Conti non ancora sufficienti. Dal 2011 ad oggi con la Marine Strategy sono stati impegnati 72,1 milioni di euro dei 76 previsti e sono stati sinora effettuati pagamenti per 53,4 milioni.
Un programma gestito dal Ministero dell’ambiente, che, tra gli altri, ha elargito 12,8 milioni alla sua società in house, la Sogesid, 15,5 milioni all’Ispra, al Cnr e a Unioncamere, 6 milioni alle Regioni e 24,3 milioni alle Arpa. I magistrati contabili, nella relazione inviata alle Camere, evidenziano che “non sono stati raggiunti risultati soddisfacenti nel livello di conoscenza e di applicazione concreta di un sistema per la contabilizzazione dei costi del degrado e del valore dell’ambiente salubre”. La Corte dei Conti raccomanda di dare maggiore impulso alla realizzazione di un sistema di contabilizzazione dei costi del degrado ambientale nei bilanci pubblici e di migliorare il sistema di informazione ambientale. Criticata la riduzione delle risorse per le aree marine protette, passate da 12 a 4 milioni l’anno. E chiesto in particolare al ministro dell’ambiente Sergio Costa impegno contro l’inquinamento tellurico, la pesca illecita e i rifiuti marini.