Basta con le sanatorie fiscali. È questo il monito della Corte dei Conti che, in occasione del Giudizio di Parificazione sul Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2022, bacchetta il governo Meloni sottolineando la “necessità di abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero e per esigenze di bilancio, la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità”.
Le diverse disposizioni assunte tra il 2016 e il 2018 “hanno visto la presentazione di più di 4,1 milioni di istanze per 53,8 miliardi di introito previsto, di cui per oltre 33,6 miliardi vi è stato un omesso versamento”, afferma la Corte.
Le previsioni sulla crescita “incorporano gli effetti attesi dal Pnrr. La rapida e piena attuazione delle misure rappresenta una condizione fondamentale per la crescita”. Lo afferma il presidente del Coordinamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro.
Il giudizio della Corte dei Conti
“Dall’evoluzione favorevole del quadro macroeconomico deriveranno effetti positivi di retroazione sulla finanza rendendo meno gravoso il percorso di rientro dal debito. È pertanto condivisibile la linea di politica fiscale prudente annunciata dal governo nel Def”, aggiunge.
“Se si osservano i flussi di spesa diretta, depurata (oltre che degli interessi) dell’attività di intermediazione all’interno del perimetro delle Pa, il quadro è quello di uno Stato centrale in grado di tenere i conti sotto un controllo assai severo: la spesa primaria mostra, per il 2022, un tasso di incremento dello 0,1%”, ha osservato Flaccadoro.
“Il rispetto degli obiettivi programmatici si è realizzato con margini assai ampi, a conferma di una gestione della finanza pubblica in corso d’anno attenta: a fronte di un limite massimo del saldo netto da finanziare di 251 miliardi per la competenza e 328 miliardi per la cassa, il dato a consuntivo è risultato pari a 129,5 e a 162,5 miliardi”, ha concluso.
Secondo l’analisi della Corte dei Conti in termini di effetti finanziari, “nell’azione dell’amministrazione tributaria continuano a prevalere i controlli di tipo automatico (11,3 miliardi gli introiti nel 2022), mentre minori risultati producono le attività volte alla individuazione delle basi imponibili e delle imposte non dichiarate (5,8 miliardi gli introiti da attività di controllo sostanziale nel 2022)”, ha spiegato Flaccadoro.
“Al riguardo sarebbe certamente importante una piena e completa utilizzazione delle banche dati tributarie e, in particolare, di quelle relative alle fatture elettroniche e ai rapporti finanziari, che dovrebbe avere un aspetto centrale di una strategia di contenimento dell’evasione. I risultati dell’attività di controllo sostanziale si caratterizzano per l’elevata concentrazione su un numero limitato di posizioni rilevanti (il 56 per cento degli introiti 2022 da controlli sostanziali è riferibile ad importi maggiori di 10 milioni), dovrebbe altresì essere rafforzata un’azione più estesa necessaria per contrastare l’evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana. I buoni risultati sul fronte del gettito del 2022 non devono ridurre l’urgenza di ridefinire un sistema tributario equo, condiviso e orientato alla crescita e che, proprio nelle fasi difficili come quella che attraversiamo, deve poter concentrare gli interventi sulle fasce più in difficoltà. Un ridisegno su cui è impegnato il Parlamento e di cui è parte fondamentale il sistema dei controlli”, ha detto.