La Corea del Nord utilizza i propri hacker per fare incetta di Bitcoin. Secondo gli ultimi rapporti, Pyongyang è il terzo Paese del mondo per riserve di criptovalute

La Corea del Nord utilizza i propri hacker per fare incetta di Bitcoin: Pyongyang è il terzo Paese del mondo per riserve di criptovalute

La Corea del Nord utilizza i propri hacker per fare incetta di Bitcoin. Secondo gli ultimi rapporti, Pyongyang è il terzo Paese del mondo per riserve di criptovalute

La Corea del Nord di Kim Jong-un, considerata lo Stato più isolazionista del mondo e uno dei Paesi più poveri, possiede un vero e proprio tesoretto in criptovalute. A rivelarlo è Binance News, piattaforma di notizie del colosso globale degli scambi di criptovalute Binance, secondo cui Pyongyang ha accumulato, in modo illecito attraverso furti digitali commessi dai suoi hacker, almeno 13.562 Bitcoin, per un valore di 1,14 miliardi di dollari.

Il dato, che renderebbe la Corea del Nord il terzo Paese al mondo per disponibilità di Bitcoin dopo Stati Uniti e Regno Unito, è stato pubblicato dal sito informativo sulla base di un’analisi di Arkham Intelligence, un’azienda con sede nella Repubblica Dominicana specializzata nell’analisi delle transazioni blockchain per individuare attività sospette come il riciclaggio di denaro.

La Corea del Nord utilizza i propri hacker per fare incetta di Bitcoin. Secondo gli ultimi rapporti, Pyongyang è il terzo Paese del mondo per riserve di criptovalute

Da tempo, infatti, è noto che la Corea del Nord investe ingenti somme di denaro nell’addestramento dei propri hacker per recuperare fondi destinati al finanziamento dell’esercito e della ricerca militare.

A sostenere questa tesi è anche il Federal Bureau of Investigation (FBI), che un mese fa ha accusato Pyongyang di aver orchestrato il più grande furto di Bitcoin della storia, per un valore di circa 1,5 miliardi di dollari. Se confermato, questo episodio farebbe aumentare ulteriormente il tesoro in criptovalute detenuto dalla Corea del Nord.