Alla domanda se si punta a una sanzione, ha risposto “vediamo cosa dice il Comitato”. Comunque, ha sostenuto, “questa cosa non ha nulla a che fare con la questione Fincantieri”. Difficile credere sia così. Per una questione soprattutto di tempi: la decisione, infatti, arriva nei giorni caldissimi del muro contro muro con Parigi, che a sua volta ha esercitato il diritto di prelazione su Stx nazionalizzandola “temporaneamente” per non cedere la maggioranza al gruppo controllato da Cassa depositi e prestiti. “Riteniamo”, ha aggiunto Calenda, “che esistano tutte le condizioni per trovare un accordo con Stx e andare avanti nel progetto di partecipazione tra Fincantieri e Naval group”, controllata dallo Stato francese che potrebbe entrare nell’operazione. Nel frattempo, però, parte un iter che sulla carata potrebbe sfociare in una multa e nell’obbligo per il gruppo di Vincent Bolloré di vendere le azioni detenute nella ex Telecom.
Tra i poteri previsti dal decreto sui poteri speciali c’è infatti la possibilità di opporsi “all’acquisto, a qualsiasi titolo, di partecipazioni in un’impresa” che svolga attività ritenute strategiche “da parte di un soggetto diverso dallo Stato italiano […] qualora l’acquirente venga a detenere, direttamente o indirettamente […] un livello della partecipazione al capitale con diritto di voto in grado di compromettere nel caso specifico gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale”. Per dare alla presidenza del Consiglio di muoversi per tempo, Vivendi avrebbe dovuto però notificare l’acquisizione già lo scorso anno. Cosa che non ha fatto. E la legge dispone che “chiunque non osservi le condizioni di cui al comma 1, lettera a), è soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria fino al doppio del valore dell’operazione e comunque non inferiore all’uno per cento del fatturato realizzato in ciascuna impresa nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’operazione”.