I sondaggi non sorridono più a Fratelli d’Italia e, in vista delle europee, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, pensa a qualche contromossa, soprattutto per parare gli attacchi provenienti dall’alleato Matteo Salvini. La premessa, d’obbligo, è che per Fdi comunque i sondaggi non sono catastrofici: per il momento l’asticella bassa fissata da Meloni (il 26%) sarebbe raggiunta. Ma non basta.
Oggi sembrano pesare le spaccature nella maggioranza, le intemperie di Salvini e – proprio dopo gli attacchi del leghista – la vicinanza alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Motivo per cui Meloni starebbe pensando di lanciare un suo candidato alla presidenza della Commissione con i Conservatori.
La speranza della presidente del Consiglio è di imporre all’Ecr un candidato italiano o comunque a lei molto vicino, secondo quanto racconta la Repubblica.
La situazione e le strategie di Meloni
Di fronte agli attacchi leghisti, Meloni sa che deve comunque stare con un piede in due scarpe. Da una parte è consapevole dell’importanza dei buoni rapporti con von der Leyen, soprattutto in caso di secondo mandato, per affrontare insieme i dossier più delicati come quelli del Pnrr. Dall’altro lato c’è da tenere salda la leadership dei Conservatori europei e la linea da seguire in Italia, anche e soprattutto a scopo elettorale.
Motivo per cui starebbe pensando a un profilo da candidare, come Ecr, alla presidenza della Commissione. Meloni starebbe pensando a Raffaele Fitto, o comunque a un esponente di Fratelli d’Italia. Fdi può far pesare i suoi seggi in Ue, probabilmente il numero più alto dei Conservatori, stavolta anche davanti ai polacchi del Pis che pure vorrebbero un candidato presidente.
Ma Meloni sta pensando anche a un’altra mossa, questa volta però da mettere in campo dopo le elezioni europee. Meno elettorale, ma forse persino più efficace per placare le intemperie di Salvini. Parliamo di Mario Draghi: nessuno potrebbe opporsi all’indicazione dell’ex presidente del Consiglio ai vertici di una istituzione europea. Neanche Salvini, che votò la fiducia al suo governo. Una mossa per zittire Salvini, ma che sarebbe perseguibile solo dopo le elezioni.