La Commissione europea prevede che la crescita del Pil in Italia sarà quest’anno dello 0,9% e l’anno prossimo dell’1,1%. A febbraio stimava 0,7% e 1,2% rispettivamente. Il governo stima 1% e 1,2% a legislazione vigente. Il deficit/Pil dovrebbe attestarsi al 4,4% dopo il 7,4% nel 2023 per risalire al 4,7% nel 2025. Il debito/Pil raggiungerà il 138,6% nel 2024 e il 141,7% nel 2025.
Il governo invece prevede questo quadro tendenziale: deficit/Pil quest’anno al 4,3% e l’anno prossimo al 3,7%; debito/Pil rispettivamente al 137,8% e 138,9%. Dunque rispetto alle previsioni del governo la Commissione prevede in crescita sia il deficit sia il debito.
Ovviamente per il ministro dell’Economia la colpa è sempre e solo del Superbonus. “Le previsioni della Commissione sono in linea con le nostre. Sul debito, purtroppo, gravano per cassa negli anni prossimi gli effetti negativi del Superbonus”, commenta Giancarlo Giorgetti.
Nelle previsioni della Commissione Ue i consumi delle famiglie rimangono contenuti
Quest’anno l’attività economica, indica Bruxelles, dovrebbe espandersi allo stesso ritmo dell’anno precedente (0,9%) e si prevede che gli incentivi statali agli investimenti immobiliari diminuiranno, mentre gli investimenti in infrastrutture e attrezzature riprenderanno gradualmente.
Nonostante la ripresa dei redditi disponibili reali le famiglie aumenteranno i risparmi approfittando dei tassi di interesse più elevati. Si prevede pertanto che i consumi annuali delle famiglie rimarranno contenuti, considerato anche il rallentamento dell’ultimo trimestre del 2023.
Si prevede che le esportazioni nette forniranno un contributo positivo alla crescita del Pil. Sui conti pubblici, la Commissione indica che “gli elevati fabbisogni finanziari gravano sul debito pubblico”.
La Commissione europea avvierà a giugno le procedure a carico dei paesi che nel 2023 avevano un deficit/Pil oltre il 3% (come Italia, che ha registrato il disavanzo più elevato nella Ue, e Francia), ma le raccomandazioni che conterranno le cifre delle manovre correttive saranno decise a novembre. Lo ha indicato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni.
Il 19 giugno Bruxelles si limiterà al primo passaggio della procedura per constatare l’esistenza dello sforamento del tetto del 3%. Il motivo è che si tratta di gestire la fase di transizione dalle vecchie alle nuove regole di bilancio e di tenere conto della programmazione dei piani di bilancio di medio periodo che saranno presentati dai paesi, appunto, dopo in autunno.