L’accordo è arrivato dopo quattro anni di trattative a Cuba. Il governo della Colombia e le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) hanno firmato il documento in cui viene annunciato lo stop alla guerra. L’organizzazione marxista ha accettato la deposizione delle armi in cambio dell’avvio di uno specifico programma politico, a cominciare dalla riforma agraria e dall’azione congiunta contro il traffico di droga. La sfida principale è comunque quello di rendere le Farc un movimento integrato nella vita democratica colombiana, garantendo anche un giusto risarcimento alle vittime del conflitto. L’intesa, comunque, dovrà essere ratificata dal referendum popolare messo in calendario il 2 ottobre.
La negoziazione, avviata nel 2012 tra molte perplessità, aveva comunque già portato dei risultati significativi nel tempo: nello scorso mese di giugno era stato dichiarato il cessate il fuoco bilaterale. La firma dell’accordo è avvenuta in una cerimonia presieduta dal ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez. A rappresentare la Colombia c’era Humberto de la Calle, mentre per le Farc il documento è stato siglato da Luciano Arango, noto con il nome di battaglia Ivan Marquez.
Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, ha salutato con grande soddisfazione l’accordo con i guerriglieri. “Finalmente abbiamo raggiunto un accordo finale definitivo e completo per porre fine al conflitto armato con le Farc che consegneranno le loro armi alle Nazioni Unite, attraverso un programma precedentemente annunciato, entro sei mesi”. “Questo significa che le Farc cesseranno di esistere e diventare un movimento politico senza armi”, ha concluso il presidente. Santos ha investito molto sulla fine delle ostilità con i combattenti marxisti, tanto da arrivare alla rottura con l’ex presidente Uribe, fautore di una politica intransigente. La guerra, durata 50 anni, ha provocato oltre 220mila vittime, alimentando l’insicurezza e il tasso di criminalità della Colombia. Le Farc hanno trovato fonti di finanziamento nel traffico di droga e nel riscatto dei sequestri. I guerriglieri erano stati protagonisti anche del sequestro dell’ex candidata alle elezioni Ingrid Betancourt, liberata nel 2008 dopo una lunga prigionia.