Pechino promette che non ci saranno ulteriori ritorsioni sui dazi, ma intanto rilancia con una nuova e pesante contromisura: le sovrattasse sui beni americani salgono al 125%. Una risposta che segna un nuovo picco nella guerra commerciale con gli Stati Uniti di Donald Trump. Ma non finisce qui. Il presidente Xi Jinping ha aperto un nuovo fascicolo all’Organizzazione mondiale del commercio e ha rivolto un appello all’Unione europea per un’azione comune contro l’escalation tariffaria.
Dazi, Pechino cerca sponde nell’Unione europea contro gli Usa
Xi ha invitato Bruxelles a collaborare con Pechino per “resistere insieme alle prepotenze unilaterali”. In un clima sempre più teso, la Cina rispolvera anche la retorica rivoluzionaria. Da giorni Mao Ning, alla guida dell’Ufficio comunicazione del ministero degli Esteri, sta rilanciando sui social – sia in patria sia su X – citazioni di Xi Jinping, ma anche massime patriottiche di Mao Zedong.
L’ultima, in particolare, evoca la storica metafora della “tigre di carta”, cara alla propaganda comunista: “Gli Stati Uniti cercano di intimidire alcuni Paesi, vietando loro di fare affari con noi, ma l’America è solo una tigre di carta. Non cadete nel suo bluff, basta una puntura e scoppierà”.
Tra Pechino e Washington è muro contro muro
Dal fronte americano, il tono è meno ideologico ma non meno rigido. “Non del tutto sorprendente, ma la reazione cinese è stata certamente spiacevole”, ha dichiarato Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio Usa, in un’intervista a Fox News, escludendo per ora la possibilità di nuovi colloqui con Pechino.
Intanto la questione arriva anche sui tavoli europei. A Varsavia, dove si sono riuniti i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Ventisette per l’Eurogruppo e l’Ecofin, l’Unione europea valuta l’impatto dei dazi sul proprio Pil.
L’Ue: i dazi colpiranno più gli Usa che l’Europa
“Secondo le nostre ultime simulazioni con un modello sull’impatto dei dazi statunitensi, il Pil degli Stati Uniti si ridurrebbe dallo 0,8 all’1,4% entro il 2027. L’impatto negativo sull’Ue sarebbe inferiore, circa lo 0,2%. Se i dazi fossero permanenti, le conseguenze sarebbero del 3,1-3,6% per gli Usa, 0,5-0,6% per l’Ue e 1,2% sul Pil globale, con un calo del 7,7% nel commercio mondiale”, ha spiegato il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis.
Che peraltro ha escluso lo stop al Patto di stabilità, chiesto tra gli altri dall’Italia di Giorgia Meloni, salvo in caso di recessione.
Bruxelles conferma che, se i negoziati con Washington dovessero fallire, è pronta a rispondere. E non solo con dazi. “Una tassa sui ricavi pubblicitari digitali” che colpirebbe le Big Tech è allo studio, ha anticipato Ursula von der Leyen in un’intervista al Financial Times.
In ambienti comunitari questa misura è chiamata “il bazooka” o “l’arma nucleare”. Nessuno vorrebbe attivarla, ma resta un’opzione concreta. Sul punto, la Germania frena, suggerendo che colpire i servizi non sarebbe saggio, vista la forte esposizione europea. “Tutte le opzioni rimangono sul tavolo, ma dobbiamo considerare anche il sostanziale surplus commerciale con gli Usa”, ha aggiunto Dombrovskis. Francia e Spagna sottolineano che anche la tregua annunciata da Trump ha un prezzo: i dazi su acciaio, alluminio e auto – al 25% – sono ancora in vigore.
L’Ue si prepara però a negoziare con gli Usa
Durante la pausa di 90 giorni, Bruxelles cercherà di negoziare un accordo “pienamente equilibrato” con Washington. Domenica, il commissario al Commercio Maros Sefcovic volerà negli Stati Uniti per incontrare i suoi omologhi. Intanto la presidente della Bce, Christine Lagarde, rassicura i mercati: “La Banca centrale europea sta monitorando la situazione ed è pronta a utilizzare gli strumenti necessari per garantire la stabilità dei prezzi e, naturalmente, la stabilità finanziaria, perché l’una non può prescindere dall’altra”.