La casta resiste nel fortino del Cnel

di Stefano Sansonetti

La resistenza è dura a morire. Perché fino a quando l’organo non sarà tecnicamente soppresso, nessuno sembra intenzionato a rinunciare ai soldi che ruotano intorno al Cnel. Ancora oggi, per dirne una, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha sul libro paga consiglieri-sindacalisti come Luigi Angeletti (Uil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Carla Cantone (Cgil). Nella lista risulta ancora Giovanni Centrella, l’ex segretario dell’Ugl travolto da un’inchiesta per appropriazione indebita (anche se in tempi recenti è arrivata la lettera di dimissioni). A tutti loro il Cnel, di cui si prevede la soppressione all’interno del ddl Boschi approvato in prima lettura al Senato, continua a erogare un compenso annuale lordo di 25.633 euro, che va a cumularsi a tutte le altre fonti di reddito. Per carità, il Consiglio dice di aver restituito al Tesoro negli ultimi tre anni 27 milioni di euro sui 78 di dotazione. Ma parliamo pur sempre di un organismo ritenuto “inutile”.

GLI ALTRI CASI
Anche perché la cuccagna “residua”, se così si può dire, non riguarda solo i sindacalisti. Tra i consiglieri stipendiati, per esempio, c’è pure il presidente dell’Abi (l’associazione dei banchieri), Antonio Patuelli. E ci sono anche big di Confindustria come Marcella Panucci e Daniel Kraus, rispettivamente direttore generale e vicedirettore generale di viale dell’Astronomia. Tutti intascano 25.633 euro. Visto che parliamo di manager e imprenditori che hanno molte altre fonti di guadagno, possibile sia indispensabile staccare questi assegni aggiuntivi? Si dirà che lo prevede la legge, fino a quando il Cnel non avrà chiuso i battenti. Di certo il segnale è pessimo. Anche perché, come sanno nei corridoi dell’ente, da tempo è in atto un confronto particolarmente acceso tra il presidente Antonio Marzano (compenso annuale di 187.598 euro) e il segretario generale Franco Massi. Il quale, in una serie di lettere inviate al presidente, si è appellato alla “prudenza del buon senso” per cercare di limitare al massimo le spese di un organo dal destino segnato. Marzano, qualche tempo fa, ha risposto picche: “Non ritengo si possa limitare a priori la ordinaria attività di questo Consiglio, già peraltro parametrata”.

LE CONSEGUNEZE
E così le spese continuano. Nei giorni scorsi, per esempio, sono stati pagati 35 mila euro per la redazione del Rapporto sul mercato del lavoro 2013-2014, peraltro basato su dati Istat. I soldi, come confermato ieri a La Notizia dal Cnel, sono andati alla Ref, società di ricerche nel cui capitale, fino a non molto tempo fa, c’era l’ex sottosegretario del lavoro, e ancora oggi deputato Pd, Carlo Dell’Aringa. Di recente l’assemblea Cnel ha chiesto al presidente di avviare procedure per la stabilizzazione di 4 precari, a quanto pare contro il parere degli uffici. Sul punto il Cnel si limita a far sapere che uno dei quattro è precario da più di 20 anni. Senza contare che anche le missioni all’estero continuano, come se niente fosse. Perché il principio è chiaro: finché il Cnel rimarrà appeso a un filo i soldi continueranno a girare.

Twitter: @SSansonetti