Più che difendersi nel processo Consip, l’ex ministro Luca Lotti sembra volersi mettere al riparo dal processo stesso. Non si tratta di un gioco di parole ma è quanto emerge dal ricorso con cui il politico dem, appellandosi alla Cassazione, si è opposto al cambio del collegio giudicante disposto mesi fa. Un’istanza che, però, è stata rigettata in toto dalla Suprema Corte secondo cui “non è dato comprendere perché mai debba ritenersi abnorme un provvedimento pacificamente adottato, al netto della non immediata identificabilità dell’autore della sottoscrizione, nell’ambito dei poteri organizzativi interni di una sezione del Tribunale di Roma, giudice naturale designato (salva ogni eventuale, diversa e successiva valutazione sul punto) del giudizio dibattimentale fissato nei confronti del ricorrente”.
Inoltre per i giudici di Piazza Cavour, la decisione assunta dal tribunale di Piazzale Clodio non ha comportato alcuno “stravolgimento dei principi e dei canoni essenziali dell’ordinamento giudiziario” ma sarebbe frutto dell’esigenza “del tutto legittima (…) di permettere al pm che ha condotto le indagini di seguire personalmente la fase dibattimentale del giudizio”. Tesi che non sarebbe stata sostenuta nemmeno dal ricorrente nell’istanza. Non solo. Come si legge nelle motivazioni dei giudici di Cassazione, “il provvedimento in questione – costituito da un decreto reso fuori udienza e riguardante l’organizzazione del lavoro giudiziario – non è suscettibile di autonoma impugnazione e meno che mai di ricorso per cassazione”.