La candidatura di Roma per ospitare l’Expo 2030 è tramontata. Ma i lavori per la sede del Comitato promotore proseguono. Anche se il comitato non esiste più. Siamo nel pieno centro della Capitale, accanto alla Fontana di Trevi, in via della Stamperia 86. Qui si legge una targa in cui si ricorda l’ex presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Visse proprio in quel palazzo in cui oggi ci sono lavori in corso. Come racconta la Repubblica, quell’edificio in cui ci sono ora solo impalcature e sacchi doveva essere, in caso di vittoria, la sede del Comitato promotore di Expo 2030. Ma nessuno dell’organizzazione del maxi-evento che alla fine si terrà a Riyad, ci è mai entrato. E mai nessuno ci entrerà, dopo l’assegnazione alla città saudita.
Il Campidoglio continua la ristrutturazione della palazzina che in pieno centro a Roma doveva ospitare il Comitato Expo 2030
Nel frattempo, però, nessuno ha deciso cosa farne di quegli spazi dopo la ristrutturazione. Saranno uffici, questa è l’unica certezza come specificato nella destinazione d’uso. Ma intanto i lavori in corso proseguono, con spazi completamente vuoti al primo piano e impalcature a quelli superiori. I lavori di manutenzione straordinaria sull’immobile, di proprietà del Comune, sono stati appaltati il 30 novembre 2022. Alla fine dell’anno la gara è stata aggiudicata per un importo totale di 1 milione e 470mila euro. La destinazione dell’edificio dopo i lavori è certa: dovrà ospitare il Comitato promotore che già allora, a fine 2022, si occupava della candidatura e della sfida a Riyad e alla coreana Busan.
Sfida fallita, come sappiamo. Ma andiamo avanti: nel gennaio del 2023 il progetto della candidatura entra nel vivo e i lavori, ovviamente, non erano neanche iniziati. Il Comitato corre ai ripari e trova un’altra soluzione, a Palazzo Valentini. I lavori poi iniziano, nel 2023. Si arriva ad agosto, quando in giunta viene approvata una delibera che dà il via libera ai lavori di ristrutturazione proprio per la sede legale del Comitato promotore di Expo 2030. La delibera della giunta capitolina stimava sei mesi di tempo per terminare i lavori. E già qui si può capire che qualcosa non va, perché dopo soli tre mesi si sarebbe deciso del destino della candidatura di Roma.
Il Comune di Roma non ha ancora deciso cosa farà con questa prestigiosa sede
Difatti, a fine novembre l’ipotesi è tramontata con la netta sconfitta della Capitale, che finisce non solo dietro a Riyad (che ha vinto al primo turno e ospiterà l’Expo), ma anche a Busan. I lavori, da cronoprogramma, dovrebbero finire a breve, già a marzo. Salvo ritardi che, in caso di ristrutturazioni, non sono di certo una rarità. Tramontata la candidatura di Roma per l’Expo 2030 e quindi dismesso il Comitato, il Comune non ha ancora deciso cosa farà con questa prestigiosa sede. Chissà cosa ne verrà fatto. Il rischio, intanto, è che rimanga vuota.