I tagli ai vitalizi sono salvi. Almeno alla Camera dei Deputati. Se infatti al Senato ormai la delibera voluta da Roberto Fico – rimaneggiata in mille modi, fatta oggetto di ricorsi finanche davanti alla Corte costituzionale – è solo un lontano ricordo, a Montecitorio perlomeno si è salvato il salvabile. Tutto merito del Collegio d’appello (il secondo grado della giustizia interna di Montecitorio) e del suo presidente, l’ex deputato espulso dal Movimento cinque stelle, Andrea Colletti. Con una sentenza che ribalta definitivamente l’andazzo che si stava prendendo, i tagli voluti dall’allora presidente della Camera resteranno – almeno per adesso – scolpiti nel regolamento di Montecitorio. Alla faccia dei migliaia di ricorsi che nel corso degli ultimi anni sono piovuti sul Parlamento.
I tagli ai vitalizi sono salvi. Almeno alla Camera. In primo grado la delibera Fico era stata depotenziata. Ma il Collegio guidato da Colletti ha cancellato gli aumenti
Per capire però cosa sia accaduto bisogna fare un passo indietro e ricapitolare grottesca storia riguardante i vitalizi. La delibera Fico stabiliva la possibilità, per gli ex deputati, di richiedere un incremento dell’assegno previdenziale al sussistere di due requisiti: essere percettori di un reddito non superiore a 5.889 euro lordi e affetti da patologie tali da comportare un’invalidità al 100 per cento. Al ricorrere simultaneo di queste due condizioni, l’assegno poteva essere aumentato fino a un massimo del 50%. Il Consiglio di giurisdizione (primo grado della giustizia interna), però, ha di fatto modificato la norma (articolo 1, comma 7) della delibera.
Stabilendo che, l’incremento del vitalizio possa essere disposto al sussistere anche di uno solo dei due requisiti e per importi anche superiori al 50%. E proprio in applicazione della sentenza, il Collegio dei Questori aveva fissato i nuovi criteri nell’intento, da un lato di tenere conto delle situazioni di particolare difficoltà personale degli ex deputati, dall’altro, di preservare lo spirito e gli obiettivi della delibera Fico. Ovvero il contenimento della spesa pubblica. Cosa, però, evidentemente complicata se si pensa che gli importi possano essere incrementati anche del 50%, a totale discrezione della Camera dei Deputati. Ma non è tutto.
Perché il 15 aprile 2021 il Consiglio di giurisdizione ha accolto parzialmente le impugnative di 35 ricorrenti e imponendo all’amministrazione della Camera di allargare i cordoni della borsa. Ne aveva il diritto? No, secondo l’avvocatura della Camera, che ha fatto ricorso contro l’“eccesso di potere giurisdizionale” del Consiglio. Ed è proprio quanto riconosciuto dal presidente Colletti che ha definitivamente rigettato i ricorsi e riconosciuto la validità della delibera Fico, a discapito di quanto previsto dal Consiglio di giurisdizione, annullando la sentenza del 15 aprile.
Al Senato la musica è totalmente diversa
Al Senato, come detto, la musica è – ahinoi – totalmente diversa. Dopo il taglio ai vitalizi voluto per primo, come detto, da Fico e adottato pure al Senato, allora guidato dall’ex presidente Elisabetta Casellati, c’è stato chi ha storto il muso. E cioè 771 ex senatori che hanno prontamente impugnato quella delibera e ne hanno ottenuto l’annullamento dalla Commissione contenziosa (primo grado della giustiza interna del Senato). Da qui è cominciato un rimpallo impressionante del Consiglio di Garanzia (secondo grado) che ha rinviato la palla addirittura alla Consulta che a sua volta ha rigettato tutto nuovamente al Senato. Risultato? Chi prendeva lauti assegni, come detto, è tornato a prenderli. Con la beffa che l’assegno d’oro è stato riconosciuto nuovamente anche ai condannati in via definitiva.