Il 13 aprile in un’intervista a La Stampa la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone ha detto che sul numero di morti sul lavoro “prima della pandemia eravamo al di sotto della media europea”. Non è vero.
Secondo la ministra Calderone l’Italia sarebbe sotto la media dei morti sul lavoro tra i Paesi Ue. È falso: siamo tra i peggiori
Commentando i sette lavoratori morti alla centrale idroelettrica di Bargi, cavalcando la ciclica indignazione di morti che meritano di occupare per qualche ora il dibattito politico, la ministra ha detto: “I numeri vanno letti con attenzione”. Secondo la ministra, infatti, l’Italia ha più morti sul lavoro rispetto alla media europea solo perché ha inserito la Covid-19 “tra le cause di infortunio sul lavoro”. Secondo la ministra addirittura l’Italia sarebbe stata sotto la media europea prima della pandemia.
Come spiega Pagella politica le statistiche sulle morti sul lavoro nei 27 Paesi membri dell’Unione europea sono raccolte periodicamente da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue. I dati più aggiornati sono stati pubblicati a ottobre e fanno riferimento al 2021. Per confrontarli però bisogna tenere conto almeno di due fattori, ovvero che Paesi più grandi, più popolosi e con più occupati hanno un numero di morti sul lavoro più alto in valori assoluti e che la diversa pericolosità”dei settori lavorativi non è intesta allo stesso modo. Entrambi questi fattori – spiega Pagella politica stanno alla base di uno specifico indicatore calcolato da Eurostat: il cosiddetto “tasso standardizzato di incidenza”. Questo tasso indica il numero di morti sul lavoro ogni 100 mila lavoratori, aggiustato per le dimensioni dei singoli settori economici.
Tenendo conto di questo metodo nel 2021 l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza pari a 3,17 morti ogni 100 mila lavoratori, l’ottavo dato più alto tra i Paesi Ue, contro una media europea pari a 2,23 (Grafico 1). Tra gli altri grandi Paesi Ue, la Francia ha un dato più alto di quello italiano (4,45), mentre Germania (1,08) e Spagna (2,49) hanno numeri più bassi. Al primo posto c’è la Lituania (5,45), all’ultimo i Paesi Bassi (0,43).
È vero che con la pandemia, dal 2020 in poi, gli stati Ue hanno adottato criteri diversi per catalogare le morti di persone che hanno contratto la malattia sui luoghi di lavoro. L’Italia, a differenza di altri Paesi, ha riconosciuto l’infezione contratta sul luogo di lavoro come infortunio sul lavoro. Negli anni Covid tra l’altro i numeri sono stati sensibilmente condizionati dall’arresto di alcune attività professionali e dall’accelerazione di altre (come i lavoratori in ambito sanitario). Per questo i dati del 2020 e del 2021 sono considerati anomali quando si tratta di analizzare gli incidenti professionali mortali. La tesi della ministra Calderone è però sconfessata dai numeri.
Nel 2019 l’Italia ha registrato un tasso di 2,61 morti sul lavoro, contro una media europea di 2,17
Nel 2019, spiega Pagella politica , l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza di 2,61 morti sul lavoro, contro una media europea di 2,17. In generale, dal 2008 in poi (ossia da quando sono disponibili i dati Eurostat), il tasso italiano è sempre stato superiore a quello europeo. Dunque non è vero che l’Italia è sopra alla media Ue solo per colpa della Covid-19. La ministra Calderone cita numeri che non esistono. Nel frattempo l’indignazione per i morti nell’incidente del 9 aprile sono scivolati nelle retrovie delle notizie. La sicurezza sul lavoro in Italia è un sottotesto da sventolare in occasione delle consuete tragedie proponendo ogni volta un maggiore impegno che poi non si realizza. L’importante è apparire credibili nel lutto e nei numeri. Anche se i numeri sono falsi.