di Donato Riello
Il servizio di Bike sharing al parcheggio IV novembre (interrato al di sotto del monumento ai caduti), molto pubblicizzato dall’amministrazione comunale, che permette di prendere in prestito una bici in maniera totalmente gratuita lasciando un documento di riconoscimento e compilando un apposito modulo, lascia un po’ perplessi.
La gestione
Partiamo dal principio. Il Bike sharing è un servizio gestito dalla Pubbliservizi (azienda che ha in affidamento anche i parcheggi a raso in città, oltre al parcheggio sotterraneo IV novembre). Nel 2010, sotto la giunta Petteruti, quando l’assessore alla viabilità era Antonio Ciontoli, la Teleservizi – poi divenuta Pubbliservizi – vinse la gara d’appalto per la gestione dei parcheggi.
All’interno del progetto tecnico presentato dall’azienda c’era anche un capitolo dedicato al Bike sharing: l’introduzione del servizio doveva essere utile «per valorizzare aree di parcheggio più periferiche, incentivando in tal modo gli automobilisti a parcheggiare la propria vettura in tali aree e a raggiungere il centro città utilizzando la bicicletta, con conseguenze positive in termini di traffico e ambiente». Erano previste 50 biciclette, messe a disposizione dei cittadini e degli utilizzatori del parcheggio.
Sempre nel testo del progetto si può leggere una descrizione precisa di come doveva essere realizzato il tutto, ed era segnato finanche il numero e la lunghezza delle «barre filettate» da utilizzare per il fissaggio delle rastrelliere. Queste barre, poi, dovevano essere bloccate con «resina molto resistente in fori praticati con il trapano».Ok, stiamo parlando di un progetto tecnico, ma che serva il trapano per fare dei fori lo sa anche un bambino.
Comunque, oltre a una serie di inezie, vengono descritti altri dettagli interessanti per capire come dovrebbe essere oggi il servizio: «per prelevare le biciclette occorre una apposita chiave di sganciamento che si può ottenere presso il punto di prelievo di piazza IV novembre».
Doveva quindi essere preposta una rastrelliera dove sarebbero state agganciate tutte le biciclette disponibili, sganciabili solo grazie a questa fantomatica chiave che doveva essere consegnata al fruitore del servizio.
Il tutto è rimasto solo su carta: all’atto pratico il Bike sharing offerto dalla Pubbliservizi è molto più “casareccio”.
La situazione reale
Le biciclette sono “parcheggiate” in un angolo del parcheggio, e quando c’è qualcuno interessato gliene viene data direttamente una dai dipendenti dopo la compilazione dell’apposito modulo. Durante la nostra ultima visita al parcheggio, però, il servizio non era fruibile a causa della mancanza di biciclette utilizzabili. La manutenzione di queste è a carico dell’azienda appaltatrice: se mancano, quindi, è esclusivamente colpa della Pubbliservizi.
Il Comune, che ha pagato per ricevere i servizi offerti, dovrebbe però pretendere che il tutto funzioni in maniera adeguata. Siamo andati a parlare con l’Ing. Giovanni Natale, responsabile tecnico per quel che riguarda il traffico e la viabilità, per avere delucidazioni.
Tale incontro, però, si è rivelato ben poco utile: l’ingegnere non ha chiarito i nostri dubbi sui motivi per cui la manutenzione delle bici non fosse efficace e veloce. E in più ci ha detto che era impossibile che tutte le biciclette fossero rotte, perché ne vengono utilizzate solo 5 l’anno delle 50 disponibili. Strano. In ogni caso, si informerà.
Il progetto non rispettato
Siamo quindi tornati al parcheggio per capire effettivamente quante biciclette venissero rilasciate ai cittadini. Il numero datoci dagli addetti è infinitamente più alto: oltre 1000 prelievi da aprile 2012 a gennaio 2013, con forti picchi nel periodo estivo. Un servizio abbastanza sfruttato, quindi. Purtroppo, però, molte biciclette tornano con qualche pezzo mancante; lo sappiamo tutti: non c’è rispetto delle cose pubbliche, qui a Caserta. Tra i guasti più frequenti c’è la foratura. Però, questo genere di problemi non dovrebbero neanche sorgere: nel progetto tecnico, infatti, è chiaramente segnata la descrizione delle biciclette da utilizzare, che dovrebbero essere munite di «ruote piene», senza camera d’aria e quindi non soggette a forature. Neanche questo punto, come diversi altri previsti dal progetto dell’affidamento, è stato rispettato. Per esempio, oltre al sistema di ritiro farlocco implementato, le bici dovrebbero essere provviste di «forcella ammortizzata da mountain bike». Dovrebbero.
A sentire gli addetti al servizio, pare che il numero di biciclette disponibili sia molto spesso insufficiente, e parecchie persone rimangono tagliate fuori. La riparazione, inoltre, non è celere come dovrebbe e spesso si rimane per settimane senza bici utilizzabili. Quando ci trovammo al parcheggio due settimane fa, quindi, capitammo in una di queste “settimane franche”. Ora che ci siamo ritornati ne erano disponibili solo 2, e un altro paio erano in giro. Su 50. Il comune è poco attento, pur pubblicizzando intensamente questo servizio. Il progetto della gestione non è stato rispettato, ma nessuno se n’è accorto. Hanno cose più importanti a cui pensare.