Sulle pensioni ormai ci siamo quasi abituati: con il governo guidato da Giorgia Meloni le beffe sono sempre dietro l’angolo. E così dopo i ripetuti fallimenti del governo in tema di uscita anticipata dal lavoro, ora si aggiungono gli aumenti miseri sulle pensioni minime: nel 2025, infatti, l’importo aumenterà di meno di due euro al mese.
Cifre ben diverse da quelle promesse dell’esecutivo che da sempre fa dell’aumento delle pensioni minime – soprattutto con Forza Italia – un cavallo di battaglia.
La beffa delle pensioni minime
Il 15 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Mef, guidato da Giancarlo Giorgetti, che ha fissato allo 0,8% la percentuale di perequazione degli assegni del 2025. Ovvero l’aumento in base all’adeguamento del costo della vita. E proprio questo dato permette di valutare l’impatto sulle minime, grazie ai calcoli effettuati a inizio novembre dall’Ufficio parlamentare di bilancio (e riportati da Pagella Politica) e che analizzano proprio un adeguamento dello 0,8%.
Con l’ultima manovra il governo ha prolungato di due anni l’aumento maggiore per le pensioni minime, un 2,2% aggiuntivo. Secondo i calcoli dell’Upb, vuol dire passare da 614,77 a 616,67 euro. Solo 1,90 euro in più al mese. Una cifra che negli scorsi anni era più alta grazie a un’inflazione più elevata. La consolazione è che, secondo le stime dell’Upb, se l’inflazione dei prossimi anni venisse confermata, l’assegno minimo salirebbe di quasi 107 euro tra il 2021 e il 2026. Più dell’inflazione. Ma per quest’anno l’aumento resta una beffa.