“In questo momento la situazione negli istituti carcerari è sotto controllo. A parte i casi noti, non c’è in atto nulla che possa destare angoscia per detenuti o i loro familiari. Insomma, non c’è una emergenza coronavirus nelle carceri”. Non ha dubbi la presidente M5S della Commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo. Che sottolinea: “è importante dirlo per non creare allarme anche se ciò non significa che non ci sia preoccupazione, visto che esiste un vecchio problema di sovraffollamento”.
E come si sta intervenendo?
“Sono state previste nel nuovo decreto che contiene misure sanitarie, economiche e fiscali per fronteggiare il Covid-19 anche norme per consentire la carcerazione domiciliare per chi deve scontare una pena al di sotto del 18 mesi ma non potranno accedere a queste misure i detenuti ritenuti delinquenti abituali, professionali o per tendenza, quelli sottoposti al regime di sorveglianza particolare e coloro che sono stati sanzionati in via disciplinare in carcere: tra questi anche chi si è reso protagonista delle recenti rivolte. Inoltre, c’è un gran lavoro in corso da parte dell’Amministrazione penitenziaria per gli approvvigionamenti e le dotazioni, comprese 40 tende per effettuare controlli sul personale o sui detenuti ‘nuovi’ o trasferiti da altri penitenziari”.
A proposito delle recenti rivolte nelle carceri, il sottosegretario Ferraresi ha parlato di sospetta regia dietro l’accaduto. Qualche dubbio ce l’ha anche lei?
“Vedremo se emergeranno certezze ma ha fatto bene Vittorio a parlarne perché è ciò che pensano molti. Ciò non toglie che esiste comunque disagio e grande sofferenza da parte di molti detenuti”.
Emergenza sanitaria a parte, il sovraffollamento carcerario è un problema annoso. L’ampliamento delle misure alternative alla detenzione è una soluzione?
“Io sono sempre stata a favore delle misure che possano favorire i principi costituzionali della rieducazione e del reinserimento sociale dei detenuti, in linea con la giurisprudenza più avanzata, misure tra le quali c’è anche la detenzione alternativa. In questo ultimo caso si tratta di possibilità da applicare a tutti i reati che non destano pericolosità sociale mentre non sarebbe concepibile la loro estensione ai reati più gravi, quelli di corruzione o di mafia, o per i reati di femminicidio e di maltrattamenti in famiglia o delle altre tipologie previste dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario”.
Le opposizioni, Lega in testa, parlano di braccialetti elettronici introvabili e di personale addetto al controllo telematico largamente insufficiente. Il problema esiste?
“è un problema che non nasce ora e che ora il governo sta affrontando. Fino al 30 giugno prossimo sono circa 3000 i braccialetti elettronici di cui si prevede l’installazione e che potranno essere usati per quei detenuti che devono scontare una pena o un residuo di pena tra i 7 e i 18 mesi e che avranno i requisiti stabiliti dalla legge per ottenere il beneficio. Nulla di più di quanto non sia già stato stabilito dalle leggi esistenti e che potrà permettere di andare incontro alle esigenze sanitarie degli istituti”.
Sempre la Lega, per bocca di Salvini, denuncia il tentativo di dare vita ad “un indulto mascherato” che, tra l’altro, rimetterebbe in libertà pericolosi criminali. È così?
“Questa è una totale sciocchezza detta da chi passeggia per le strade di Roma mentre dovrebbe stare a casa. Qui di ‘mascherato’ non c’è niente, né è mai stata contemplata l’idea di ricorrere all’indulto”.