Il giornalista Klaus Davi, firma de La Notizia, doveva essere ucciso dalla ‘Ndrangheta. A rivelarlo è Emanuele Mancuso, principale collaboratore di giustizia del processo Rinascita Scott in corso a Lamezia Terme, in una intervista rilasciata alla trasmissione Mediaset ‘Studio Aperto Mag’.
Klaus Davi doveva essere ucciso, la rivelazione del pentito Mancuso
Secondo quanto raccontato dal collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, Klaus Davi doveva essere ucciso già nel novembre del 2016. “Questo qua, se torna a venire, se ne va con le gambe all’aria esclamò mia madre Giovanna Ortensia del Vecchio”, rivela Emanuele Mancuso durante la trasmissione di ItaliaUno ‘Studio Aperto Mag’. E poi aggiunge: “Cioè non so se hai capito il senso. Qualcosa gli sarebbe sicuramente successo”.
Mancuso spiega quindi il suo rapporto con il giornalista Klaus Davi: “Ho conosciuto il giornalista Klaus Davi nell’occasione che ho avuto un incidente con la macchina, nell’anno 2016. Lui mi chiamò al telefonino e io gli dissi di venire presso l’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia a trovarmi”.
“Appena venne all’ospedale, – racconta Mancuso – venne prima aggredito preso a calci e pugni poi gli fu rubata la telecamera, insomma una rapina. In più è stato denunciato… oltre il danno anche la beffa”.
“Successivamente gli ho anche rilasciato un’intervista, Klaus è venuto a casa mia più di una volta e in una di queste occasioni mia madre esclamò, rivolta a me, a mio fratello e ad altri affiliati, se torna a venire, se ne va con le gambe all’aria”, conclude il collaboratore di giustizia.
Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso
Emanuele Mancuso è il collaboratore di giustizia chiave del maxi processo Rinascita Scott in corso a Lamezia Terme. Molte sono, infatti, le sue rivelazioni sull’omonimo clan di Limbadi, in quanto Emanuele è il figlio del boss Pantaleone Mancuso, detto “l’ingegnere”.
Secondo quanto ha rivelato, Klaus Davi “dava fastidio perché la sua famiglia non voleva apparire, voleva stare comunque silente”.