Dopo anni di lenta avanzata dovuta alla forte resistenza dell’esercito ucraino di Volodymyr Zelensky, le truppe di Vladimir Putin sembrano aver ingranato la marcia. Come accade ormai da giorni, complici le difficoltà di Kiev causate dalle forniture militari occidentali che arrivano a singhiozzo, le forze armate del Cremlino stanno facendo capitolare una cittadina dopo l’altra. Soltanto nell’ultimo giorno sono state conquistate le città di Dobrovolie, Gorniak e Katerinovka, segnando un progresso sul campo di battaglia ben più rapido di quanto accaduto negli ultimi mesi.
Zelensky è rimasto senza armi e Putin ne approfitta con le truppe di Mosca che dilagano nel Donbass
A riferire gli ultimi sviluppi è il ministero della Difesa russo, secondo cui “le unità del gruppo orientale hanno migliorato la posizione sulla linea di contatto e hanno liberato la città di Dobrovolie dalla Repubblica Popolare di Donetsk”, mentre il gruppo di truppe del Centro “ha liberato, con azioni attive, la città di Gornyak” e le forze armate del Sud “hanno occupato posizioni più vantaggiose e hanno liberato la città di Katerinovka” nella stessa regione. Insomma, un’avanzata che appare poderosa e che non può che trovare giustificazione nelle difficoltà dell’esercito di Volodymyr Zelensky, testimoniate dalle costanti bacchetate del leader di Kiev agli alleati, che devono “fare di più”, e anche nell’appoggio della Corea del Nord alla Russia.
Con il dispiegamento delle truppe di Kim Jong-un nella regione russa di Kursk, per contrastare le frequenti incursioni delle truppe di Kiev, l’esercito dello zar ha di fatto le mani libere per sfruttare tutto il proprio potenziale offensivo lungo la linea del fronte ucraino. Così, dopo tre anni di supporto militare all’Ucraina, ora che l’ex repubblica sovietica appare quasi del tutto abbandonata dall’Occidente, la storia del conflitto sembra essersi ribaltata, perché ora è la Russia a ricevere aiuto dai propri alleati. Infatti, oltre alla Corea del Nord, anche l’Iran sta rifornendo di droni le truppe di Mosca e, questa è la novità annunciata da Zelensky, ora si starebbe apprestando a trasferire anche “missili balistici”.
L’incubo coreano
Quel che è certo è che a cambiare le carte in tavola in questo conflitto è stato l’intervento di Kim Jong-un. Una mossa che è stata condannata dagli Stati Uniti di Joe Biden, dalla Nato e dall’Unione Europea, che parlano all’unisono di un “grave episodio sintomo di un’escalation in corso” e che per questo hanno chiesto al leader di Pyongyang di rinunciare ai propri propositi bellicosi.
Ma al di là delle parole, non c’è stato nient’altro, neanche sanzioni al regime nordcoreano. Davanti a questa minaccia di Kim Jong-un, l’unico Paese ad essersi speso per l’Ucraina è la Corea del Sud, con il presidente Yoon Suk Yeol che ha dichiarato: “Questa cooperazione militare illegale tra Russia e Corea del Nord è una significativa minaccia alla sicurezza della comunità internazionale e potrebbe rappresentare un grave rischio per la nostra sicurezza nazionale. Dobbiamo valutare accuratamente tutte le possibilità e preparare contromisure. Invito tutti a impegnarsi nella gestione dei rischi con un alto livello di vigilanza”.
Parole a cui ha fatto seguito una telefonata tra il leader di Seul e quello di Kiev, in cui i due sono “giunti alla stessa conclusione: questa guerra sta diventando internazionale”, parlando anche di quali “contromisure adottare per affrontare questa escalation”.
A riferire il contenuto della telefonata è stato Zelensky, che ha detto: “Ho ringraziato Yoon per il costante supporto della Corea del Sud alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché per l’assistenza finanziaria e umanitaria già fornita e promessa. Abbiamo concordato di rafforzare lo scambio di intelligence e competenze, intensificare i contatti a tutti i livelli, anche al più alto livello, al fine di sviluppare una strategia d’azione e contromisure per affrontare questa escalation e coinvolgere i nostri partner comuni nella cooperazione”. Misure tra le quali ci sarebbe l’invio di armi e specialisti militari di Seul.
Per Zelensky si mette male
Troppo poco per sperare di contrastare l’avanzata russa. Quel che è certo è che Zelensky ha bisogno, come ribadito in ogni occasione possibile e immaginabile, di sistemi di difesa aerea. Peccato che, per il Wall Street Journal, sarà difficile ottenerli perché “le Forze armate statunitensi sono a corto di missili per la difesa aerea a causa della domanda senza precedenti legata al moltiplicarsi delle crisi globali”.
Come noto, il Pentagono non divulga l’entità delle sue riserve di missili intercettori, ma secondo le fonti citate dal Wall Street Journal, cresce a Washington la preoccupazione in merito alla capacità degli Usa e dei loro alleati di far fronte all’elevatissimo rateo di utilizzo degli ultimi mesi. Del resto, un esaurimento delle scorte renderebbe gli Stati Uniti vulnerabili, specie nell’eventualità di un conflitto nel Pacifico, e per questo è probabile che le richieste di Zelensky resteranno in gran parte inascoltate.