Kherson, stanze delle torture: emergono nuove terrificanti informazioni dal conflitto in Ucraina. Nel sud del paese, i militari russi avrebbero allestito delle vere e proprie celle di tortura per ‘accogliere’ chi la pensa diversamente dal governo russo.
Kherson, stanze delle torture: 600 civili ucraini imprigionati
Continuano ad arrivare notizie terribili dal conflitto in Ucraina e non può essere altrimenti. L’ultima arriva dalla regione di Kherson che potrebbe rappresentare l’ennesimo luogo del terrore in una guerra che non sta risparmiando nessuno.
Secondo delle ultime informazioni, circa seicento persone sono state imprigionate nelle “camere delle torture” allestite dall’esercito russo nel sud dell’Ucraina. Si tratta “principalmente di giornalisti e attivisti” che hanno organizzato “manifestazioni filo-ucraine a Kherson e nella regione” dopo che le truppe russe hanno occupato il territorio, ha detto Tacheva, rappresentante permanente della presidenza ucraina in Crimeabriefing. Dopo Bucha, ecco probabilmente un altro luogo di cui si discuterà e si accuseranno i russi per crimini contro l’umanità.
Cosa succede nelle celle allestite dai russi
“Sono detenuti in condizioni disumane e sono vittime di torture”: sono queste le notizie che arrivano. I civili sono “detenuti in scantinati appositamente attrezzati, in camere di tortura, nella regione di Kherson”, ha aggiunto sempre Tacheva citata dall’agenzia di stampa ucraina.
Tacheva è stata contatta da Repubblica e ha spiegato chi è stato imprigionato e cosa succede in queste camere di tortura: “Sono principalmente giornalisti e attivisti che hanno organizzato manifestazioni filo-ucraine a Kherson e nella regione dopo che le truppe russe avevano occupato il territorio. Sono trattenuti in condizioni disumane”. La stessa Tacheva ha riferito che gli oppositori detenuti nelle stanze di tortura “vengono poi deportati nelle prigioni della Penisola”.
Tacheva addirittura fa i nomi di chi è stato rapito e anche quando: “Sono stati rapiti, uno dopo l’altro, i fratelli Edem e Refat Asanov, che per un mese non si erano fatti trovare dall’esercito russo. Con un raid nella casa del più grande, nel villaggio di Schastlyvtseve, il 2 maggio, senza aver trovato prova della sua presunta eversione, i russi lo hanno costretto a seguirli. Il giorno dopo è toccato al fratello minore. Entrambi sono spariti”. Due militanti di 52 e 63 anni sono stati prelevati e interrogati con l’accusa di far parte del Crimean Tatar Battalion. Iryna Gorobotsova è scomparsa il 13 maggio, nel giorno del suo compleanno. Sui social condannava l’invasione e da un mese i familiari non sanno dove sia: “Sono gli stessi metodi che i russi hanno usato negli ultimi otto anni in Crimea”.
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